Sconosciuti (Satira: da 'Racconti di viaggio' di A.Giambertucci, globetrotter )
Anno 2000

Le stelle brillavano nel cielo ancora terso per la leggera brezza che spirava malgrado la costa fosse ormai lontana, e la nave navigava lentamente quasi al centro del grande fiume.
Il grande battello arrancava controcorrente e su entrambe le rive si vedevano brillare assai lontane luci, fioche e rare. Eravamo partiti da più di due ore ormai, e il ponte di coperta vibrava piano sotto i nostri piedi, come se un gigantesco gattone facesse le fusa soddifatto, con un 'ron ron' sommesso che ti infondeva uno straordinario senso di pace.
Un  distinto  signore  vestito  con  abiti  occidentali  si era tolto le scarpe e si stava applicando a quelle  morbide  evoluzioni  che fanno tutte le persone di questo paese di ogni età condizione ed etnìa. Dicono che sia semplicemente una ginnastica tradizionale che serve per rilassarsi e attivare  le  funzioni  vitali, ma  quella  fluente  sincronizzazione  con  le  vibrazioni cicliche dello scafo, nella atmosfera silenziosa sul tavolato tiepido del ponte semibuio, mi aveva  come ipnotizzato  fino  a rendermi incapace di staccare gli occhi da quella lenta ed elegante esibizione di destrezza.

Poi, ad un quasi impercettibile rollìo dello scafo ci fu una esitazione nel movimento del ginnasta che mi fece bruscamente tornare alla realtà, e seguii il mio compagno di viaggio nella cabina che avevamo preso insieme; non tanto per risparmiare, quanto perché non ce n'erano due singole a disposizione.
C'eravamo incontrati alla pensione chiamata Hotel Flora, in Kimberley road, ed avevamo quasi subito scoperto di parlare la stessa lingua, dato  che  nel  suo  aspetto  oltre che nel suo inglese avevo ravvisato una certa inconfondibile e inimitabile aria di casa.  Era un tipo più o meno della mia  età,  ma  fisicamente era tutto  il  mio  opposto : capelli  brizzolati  duri  e  crespi  una volta neri , pelle  leggermente  olivastra  e  fisico  asciutto, oltre ad un leggero accento che tradiva la sua origine di nativo dell'isola dei tre corni. Avevamo attaccato discorso e scoperto di avere la medesima méta. Dato che non avevo trovato posto sul battello, mentre  lui  era  stato costretto  a  prenotare  una cabina a due cuccette, subito  mi aveva proposto di ridurre le spese di viaggio dividendoci l'alloggio.Naturalmente io avevo preso al volo la proposta anche perchè l'individuo chissà perché mi era riuscito subito simpatico.

Mentre se fossimo stati nel nostro paese probabilmente non  ci  saremmo  nemmeno  degnati  di  un reciproco sguardo, qui tra gente che sembrava aliena e strana avevamo subito stretto un legame di fiducia.
Raggiunto  il  porto  dopo  una  decina  di  ore  di  navigazione , durante  il  viaggio  ci  eravamo accordati per dividere un appartamento che lui aveva  affittato nel quartiere dietro l'università, così durante la mia permanenza laggiù avremmo tutti e due potuto risparmiare qualcosa.
Parlava con  tanto  entusiasmo  della  gente  del  posto, e  non faceva altro che dire come erano intelligenti, simpatici e allegri, nulla  a che vedere con noialtri , che siamo generalmente astiosi e musoni oltre che corrotti. 
Devo sinceramente dire che queste sue opinioni non concidevano affatto con l'immagine diffusa che  mi  ero  fatto  tramite  tante  letture, e con quella che si ha comunemente di  questo  popolo di  cultura  pluri - millenaria, ma tant'è nessuna considerazione basata  sulla  evidenza dei  fatti  avrebbe  mai  potuto vincere  l'incrollabile  ottimismo  del  mio amico, e neanche  indurlo  a  dubitare almeno un po' della cristallina ingenuità e bontà di quella gente, anche perché era chiaro che capiva poco la lingua e quindi non era in grado di decifrare i commenti che loro facevano sul suo conto.
Perciò, dopo qualche vago tentativo di persuasione, rinunciai ben presto a cercar di insinuare in lui il dubbio che  quelli  non fossero poi tanto diversi da noi, e che forse qualcuno lo stava anche prendendo in giro, e  mi  rassegnai  ben  presto a subire le sue entusiastiche filippiche contro lo sfruttamento, il mercato e il capitalismo in genere.

La  sua  condanna  del  comportamento  ' occidentale '  in tutti i campi < se crediamo di potergli vendergli  le  solite perline, stiamo freschi ! >  era  una  sua  ricorrente  affermazione ; e  avevo dovuto  convincermi  che  la  sua  ammirazione   incondizionata  era  genuina, e non  intaccabile neppure alla vista di una vecchia che raspa nell'immondizia, già  da  sé  povera, per  recuperare un ossetto spolpato da succhiare, oppure  quando  altri poveracci la selezionavano per farci non so cosa.
Diceva entusiasticamente: <  Hai visto ? Qui non si butta via nulla ! Tutto viene riciclato. > e soddisfatto dava uno sguardo tutto attorno, come per rafforzare questa sua affermazione con la visione di altre consimili meraviglie.

Qualche  volta  mi  era  parso  che  scherzasse , e invece avevo proprio dovuto convincermi che diceva sul serio. Il suo ottimismo non cedeva neppure di fronte alle fogne a cielo aperto del quartiere dove risiedevamo, nemmeno quando dei topacci grandi come fox terrier ti passavano davanti,  attraversando  tronfiamente  la  strada, e lui diceva < hai  visto che roba ? Hanno già demolito quelle catapecchie e in pochi mesi ci faranno delle case popolari !  >.

Il  nostro  appartamento  era  in  un  palazzotto  che  in tutto ne conteneva meno di una decina e apparteneva ad  un  ufficiale  di polizia, e  in  sé  stesso  smentiva  la  leggenda della universale innocuità di quella gente.
Il  mazzo  di  chiavi che avevamo per arrivarci constava di una chiave per  l'ingresso,  chiuso da porte a soffietto in acciaio e da un robusto lucchetto, uno  per  ognuno dei cinque pianerottoli, e infine di due chiavi per la porta di ingresso.
Arrancammo faticosamente  per  la  ripida scala esterna di cemento grezzo, fermandoci ad ogni pianerottolo per compiere le complicate operazioni di apertura e chiusura delle pesanti porte di ferro. Il pensiero che mi passava per la mente in quel momento era : < che fine facciamo se qui scoppia un incendio ? >. Sul  lato  interno  del  corridoio che da un lato guardava sulla strada sottostante si affacciavano due appartamenti contigui, e mentre passavamo davanti al primo una signora giovane piuttosto in carne e piuttosto belloccia avvolta in una vestaglia di cotone leggero  che  lasciava  scorgere interessanti e rotonde nudità, mi  guardò  e  mi  fece un sorriso attraverso l'ampia finestra, ben attenta a non farsi vedere dal marito, assorto nelle profondità dello schermo televisivo.

Mentre consideravo le possibili  opzioni  conseguenti  a  quel  sorriso , il mio amico armeggiava con le due serrature e mi stava parlando entusiasticamente  delle  donne di qui < che sono tutte modeste e non sono mica come le nostre, aggressive e provocanti.   Qui non ne hanno bisogno , il loro fascino sta nella loro modestia >.  
Con un sospiro , sperando che il suo lavoro del pomeriggio lo impegnasse fuori casa abbastanza da consentirmi di fare valutazioni indipendenti assentii < credo proprio che tu abbia ragione. Ma quando andiamo a pranzo ? >. Ora so che ti deluderò, caro lettore, ma devo interrompere questo resoconto per cause di forza maggiore, e ti racconterò delle mie avventure in quel paese in un prossimo capitolo ...