«Compagno,
aspettami !» Alfredo si aggiustò
gli occhiali per veder meglio e si rigirò
a mezzo verso la voce. Gli pareva di conoscere quell'individuo magro
e dinoccolato, con i baffetti una volta scuri, virati ormai al bianco candido,
che lo aveva apostrofato e che avanzava decisamente
verso di lui, appena sbarcato dalla
navetta proveniente dal Pianeta Madre.
Dapprima aveva temuto un trucco di quelli che i borsaioli
adottano per distrarti mentre il loro complice ti sfila il portafoglio,
ma si tranquillizzò perché quel tipo
più che un 'palo' e benché indossasse
una distinta tuta doppiopetto scuro, pareva uno di
quei disperati dall'aria volpina che per sbarcare il
lunario ti abbordano per strada tentando di rivenderti per
nuovi orologi e cellulari usati.
« Compagno Sbazzeguti , che piacere rivederti
! » ripeté quell'individuo guardandolo
fisso negli occhi. Visto che l'altro perplesso cercava di
ricordare, aggiunse «Non ricordi? Eravamo insieme a scuola
! Sono il compagno Massimo, quello della
Molotov ! » e fece una pausa aspettando
da lui un qualche segno di riconoscimento.
Improvvisamente Alfredo ricordò : era
proprio lui , ' baffino ', il fidato compare di temerarie
scorribande giovanili. Ricordò anche che il soprannome 'baffino'
gli era stato appioppato durante un'assemblea di ragazzini,
quando dispiegando un grande ritratto di Giuseppe Stalin, quello
volgarmente chiamato ' Baffone ' dai nemici
( è storico il detto: 'ha da venì Baffone' ),
aveva invocato a gran voce l'occupazione dell'istituto, per protesta
contro qualcuno dei soliti bombardamenti degli 'States'.
Uno dei due immancabili ' fascisti ' presenti
allora lo aveva irriso: « baffino, non fare
più casino! » era stata la sanguinosa offesa che
aveva scatenato la bagarre col consueto contorno di
urla e schiaffoni. Quei due temerari dissenzienti erano stati
prontamente espulsi a calci nel deretano, e sanguinanti per
il cazzotti ricevuti sul naso.
L'occupazione era poi iniziata con tanti infiammati
discorsi politici e altrettante entusiastiche scopate in
comode lettiere improvvisate sul pavimento, dato che
le compagnucce (ancora una volta si confermò la ben nota concretezza
femminile) si erano portate con previdenza le coperte necessarie
da casa; ma tant'è, quel soprannome irriverente
gli era ormai rimasto decisamente
appiccicato e non gli si spiccicò più
di dosso.
'Baffino' si era accorto di essere
stato riconosciuto dal fatto che l'altro aveva
cambiato espressione, perchè lo prese sottobraccio,
e lo trascinò verso il vicino bar: «hai
tempo ? Certo che ne hai ! Vieni che ti offro
un caffé, così parliamo un po' dei bei tempi passati
!»
Un cameriere si avvicinò ronzando
al tavolino dove i due si erano seduti
« Cosa vi servo, signori ?» .
Visto che Massimo stava
per ordinare Alfredo esclamò : «offro io ! » e
rivolto al cameriere: « Prendiamo due caffè. Espresso,
naturalmente» . «E il mio fammelo macchiato »
aggiunse Massimo « e con molto latte, e
già che ci siamo portami anche un cornetto ».
Il robot ruotò su se stesso e si allontanò
cigolando sommessamente. «Quello ha bisogno di una
buona lubrificata» commentò Massimo, e aggiunse: «è chiaro che anche qui i maledetti pensano solo al profitto
e non si curano dei lavoratori».
Parlarono del più e del meno per tre buone mezzore, rievocando
i tempi andati. Ricordarono la marcia per il
Bietolam, e di quanto si erano sentiti
fieri di marciare immersi nel fiume
di persone che sventolavano bandiere
fiammanti, ululando ritmicamente come in un
canto primitivo e tribale «Iettna libberoo, Iettna Libberoo !!» .
Certo un grido senza senso, ma che soddisfazione avevano
provato percependo la paura o la finta indifferenza dei passanti e dei
negozianti che abbassavano precipitosi le serrande;
che gusto assaporare la ostilità velata dei poliziotti che seguivano
il corteo !
E quel due di giugno ? Come si erano divertiti ad sbeffeggiare
il soldatino di guardia ai carri armati destinati alla parata
commemorativa, allineati fuori dalle mura !
Il poverino, benché intimidito dalla loro proletaria
giusta violenza verbale, tuttavia si vedeva benissimo
che avrebbe voluto tanto poter menare un po' le mani, ma non poteva
reagire.
E l'articolo che avevano poi fatto scrivere sul
giornale ? Che bella soddisfazione gonfiare e sbandierare le reazioni
di ' fascisti ' che in realtà non c'erano state !
E quando avevano assaltato questa o quell'altra sede di quel partito
? 'Baffino' aveva lanciato due molotoff, e quella
volta un ' fascista ' era morto bruciato, e ad un altro
due energumeni che si erano uniti al gruppo avevano spaccato la testa
a randellate. Cose tristi e triste, ma si sa, tutto si fa per il
trionfo della vera Fede !
Protetti come si suol dire - in un ventre
di vacca - dalle campagne di stampa della maggior parte
delle Testate e dalla Legge, di lustro in lustro
passato in consimili attività, i ragazzi di
una volta erano diventati uomini, erano maturati.
Mentre nuove leve ne prendevano il posto, loro avevano pazientemente
lottato, di menzogna in menzogna, di cadavere in cadavere, per farsi
largo tra i pescicani.
Il momento peggiore lo avevano
passato quando un famoso presidente degli
'States' appoggiato dal Pontefice aveva deciso
che era ora di finirla e, pur contro la volontà
degli industriali del suo paese, aveva smesso di vendere
alla Chiesa dei Soviet grano e altre merci in cambio del petrolio e
delle materie prime delle miniere della Biseria,
estratte dai galeotti dei Gulag.
Il crollo della Chiesa li aveva addolorati
e umiliati, e aveva quasi annientato la
loro cieca Fede, ma loro come un virus immortale avevano subito
una mutazione e avevano anche potuto superare l'impatto psicologico
della caduta dei loro ideali.
Alla fine si decise di approfittare dell'occasione
per mutare pelle e raccogliere i frutti di tanti anni di
propaganda, di lavoro, di bugie e di infiltrazione negli
organi dello stato e addirittura delle varie chiese
e confessioni - c'erano eroici compagni che avevano sacrificato
la vita per la causa perfino nei seminari -
e si scatenò una campagna moralizzatrice che
eliminò gli ultimi ostacoli alla presa del potere. «Ricordo
quando mi hanno eletto deputato» disse con nostalgia Alfredo
« E tu ?».
« Adesso basta con le chiacchere, ragazzi» un grosso inserviente si era
avvicinato inavvertito e aveva ascoltato
i loro discorsi. I suoi grandi sensori visivi lampeggiavano impazienti
e la pompa elettroidraulica ronzava dolce, mentre il braccio meccanico
ricoperto di sintopelle posava con cura quattro pillole sul tavolino
di kevlar. «Per oggi basta ragazzi. Prendete la vostra medicina
e andate subito a letto! Domani vi aspettano 200 Kg di patate da pelare.
Ricordiamoci che qui non siamo in un albergo ma in un penitenziario
!».
Nei grandi sensori visivi parve passare un lampo «Alf vai al
braccio 4231 cella numero 12, e vedrai quanti amici
trovi ! E prendetevi subito quelle pillole di Gerovivin, se
no come farete a scontare tutti i 200 anni che vi hanno dato
?»
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