Nato a Bilbili (Spagna)
circa nel 40 D.C. Soggiornò a Roma dal 64 al 96 D.C. e se ne allontanò
nell'anno 88 solo per un viaggio in Gallia Cisalpina.
Visse prima al tempo di Nerone e poi dei Flavi . La sua vita nella
capitale fu sempre assillata dalle necessità economiche, dalla ricerca
di protettori e anche da fastidi che le sue caustiche opere gli procuravano,
tuttavia riuscì a possedere una casetta in città sul Quirinale, e
una in campagna a Nomentum.
Nell'anno 80 pubblicò il 'liber spectaculorum', costituito da 33 epigrammi
sui giochi dell'anfiteatro Flavio (Colosseo) inaugurato da Tito l'anno
precedente.
L'imperatore gli concesse lo 'Ius trium liberorum' - privilegi attribuiti
al padre di tre figli - come pure lo onorò Domiziano.
Nell'anno 84 o 85 apparvero due libri di epigrammi (ora il XII e il
XIV ) dal Titolo Xenia o Apophoreta (Doni agli spiriti) ; altri furono
pubblicati fino al 96, anno nel quale il poeta fece ritorno in patria
, in una proprietà che gli fu offerta da una sua ammiratrice di nome
Marcella. |
A Bilbili (l'odierna Calatayúd) compose l'ultima raccolta e poco dopo
morì (anno 104) all'età di circa 64 anni. A Roma egli fu in contatto
con tutto l'ambiente letterario del tempo (Seneca, e Lucano, spagnoli
come lui, Quintiliano, Silio Italico, Valerio Flacco, Giovenale e
solo Stazio è assente dai suoi carmi). Ma soprattutto egli fu animato
da una insaziabile curiosità per la vita che lo circondava, e in tal
senso Roma gli si offriva come il più grande teatro del mondo. |
Le opere
In complesso egli scrisse 1564 epigrammi, i più in distici eligiaci
poi in endecasillabi e in giambi.
Uno dei più discussi aspetti dei suoi epigrammi
è la dilagante oscenità, e per difendersi
egli avverte il lettore che i suoi versi non sono per stomachi delicati
e afferma che ' se la mia pagina è lasciva, la vita è
onesta ' pure si incontrano nei suoi versi degli
eccessi raramente rintracciabili in altri poeti. Maestro dell'epigramma
Marziale ha saputo concentrare istantanee della vita e dei tipi
della Roma di allora e di ogni tempo, una galleria di ritratti grotteschi
, di situazioni umoristiche o tragiche. In questo senso egli è un
innovatore, in quanto l'epigramma era stato fino ad allora un indistinto
carme di varia ispirazione, più spesso lirico, funebre o d'amore.
Tuttavia accanto alla vena caustica e satirica, ne corre un'altra,
più profonda e felice, quella che gli fa scrivere bellissime descrizioni
della natura , rimpianti per la patria lontana, affettuosi indirizzi
agli amici, epitaffi su fanciulli morti.
Per questa loro varia natura gli epigrammi sono un documento insostituibile
della Roma imperiale nel suo pieno fulgore, ed hanno goduto di grande
fortuna e di imitazioni in ogni tempo. Sono moderni il suo accento
veristico, le sue doti di osservatore, la capacità di ispirarsi
anche a un mondo corrotto, agli aspetti deteriori della realtà umana.
Gli manca però una visione complessiva ed organica della vita, come
la forte coscienza morale che fa il poeta satirico.
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