BIDONCINO
Una favola per bimbi, bambini moderni col gusto di una favola antica

Moltissimo tempo fa, quando le mamme e i papà dovevano ancora fare i lavori di casa e lavare i piatti, e i bambini dovevano riassettarsi la stanza da soli perché non esistevano ancora i robot umanoidi, e quando i computer erano grandi come delle scatole da scarpe o dei libri e per manovrarli non si usava il pensiero, ma si dovevano usare il mouse o la tastiera i ticcare lo schermo, nelle campagne vicino a una grande città viveva una famiglia di contadini, marito e moglie e un figlio di nome Faustino.
La famiglia era povera a causa del pessimo governo del loro paese con un cattivo Ministro che li aveva riempiti di tasse e di balzelli sui prodotti della loro terra e sulla loro casa. Tutti però desideravano lo stesso moltissimo d'avere un computer in casa, collegato a internet.
Pensa, moglie mia - sospirava l'uomo - come sarebbe più semplice pagare le bollette della luce e del telefono e anche le tasse senza essere costretti a perdere tempo per andare in banca e all'ufficio postale! Ahimè! Marito mio - rispose la moglie fermando la lavatrice - anche io ne sarei molto felice. Potei chattare con le mie amiche e fare amicizie senza problemi ogni volta che me ne venisse voglia. E a me - disse Faustino che faceva la seconda media - servirebbe moltissimo per le ricerche e per scrivere i compiti. Anche se non fosse molto piccolo, guarda, anche se non fosse molto potente e non avesse nemmeno un gigabyte di memoria, l'accoglierei con gioia.
Il caso volle che questi discorsi fossero ascoltati da un extraterrestre buono, che era atterrato con il suo disco volante vicino alla casetta della famiglia. L'extraterrestre si chiamava Gildo e aveva sospeso il suo giro di sorveglianza intorno alla luna. Infatti si era preso una piccola pausa per fare un giretto in città a mangiare un Bigmàc e bere un chinotto senza correre il rischio che il suo disco fosse visto da qualcuno.
Gildo aveva il cuore così tenero che mentre nascondeva il disco volante in un pagliaio lí vicino, diceva fra sé e sé:'poveretti li voglio proprio aiutare!' E lo fece. Il giorno dopo infatti, la mattina molto presto, aprendo la porta per andare a scuola Faustino trovò sulla soglia un grosso pacco legato con un bel fiocco rosso, con sopra la seguente scritta: 'fragile. Contiene materiale elettronico'. C'era un bigliettino con sopra scritto: auguri da un amico. Firmato Gildo.

La sera stessa, tutta la famiglia era attorno alla tavola dove troneggiava il pacco del misterioso amico di nome Gildo. I tre lo guardavano con diffidenza da un po', da quando erano tornati a casa dal lavoro dei campi, chiedendosi cosa mai ci fosse dentro. Alla fine si decisero ad aprirlo. Appena fu sciolto il fiocco e il pacco fu scartato saltò fuori una specie di cilindro argenteo con in cima qualcosa che sembrava una piccola cupola, e sotto una specie di grosse braccia piatte oscillanti  che terminavano in rotelle di gomma.
Dopo essere rotolato sul pavimento ed essersi rimesso in piedi, o meglio in rotelle, il cilindro d'argento parlò. Aveva una bella voce, di tono maschile ma gentile e non molto forte, non più forte di quando il padre di Faustino aveva sussurrato: ' lo apriamo, o no questo pacco?'. Si presentò educatamente dicendo di chiamarsi Ciduepinòve (C2P9) e di essere un regalo di Gildo, il guardiano della luna, che era passato di là, e visto come erano poveri gli era stato prestato per aiutarli.
Ciduepinòve mantenne la promessa. Aveva un'intelligenza incredibile viva, era anche molto abile e riusciva in tutto quello che si attingeva a fare. Aveva anche una presa della corrente che attaccava ad una delle spine di casa e faceva funzionare la lavatrice, lo scaldabagno e gli altri apparecchi elettrici. Era dotato di una serie di attrezzi che tirava fuori da uno sportello laterale e manovrava con un braccio allungabile, e riusciva a riparare tutto ciò che era rotto o guasto, e sapeva anche cucinare dei deliziosi manicaretti con l'abilità di un cuoco provetto.Il pomeriggio aiutava Faustino a fare i compiti: il ragazzo faceva le domande a voce e Ciduepinòve proiettava nell'aria le risposte sopra una specie di lavagna fatta di luce. Faustino infilava un foglio di carta bianca in una fessura e l'altro gli correggeva il compito di matematica o gli scriveva anche i temi di italiano imitando la grafìa e il suo modo di scrivere.
Faceva anche da segretario al padre di Faustino, per esempio riusciva a pagare le bollette della luce e del telefono e anche le tasse senza fargli perdere tempo per andare in banca e all'ufficio postale. E quando giudicava che le tasse fossero troppo alte pagava di meno e truccava i dati del computer del ministero senza che nessuno se ne potesse accorgere.
I genitori, anche se in un primo tempo si erano preoccupati, si erano presto adattati alla misteriosa macchinetta del guardiano della luna e lo avevano soprannominato con affetto Bidoncino. Vegliavano e trattavano con attenzione questo prezioso collaboratore familiare, che avevano tanto desiderato, affinché non gli mancasse nulla. Insomma erano felici e contenti tutti quanti.
Un giorno il contadino, mentre si apprestava a partire per abbattere alcuni alberi, sospirò: ho un brutto raffreddore, oggi non mi sento tanto bene e vorrei riposarmi un po'. Siccome Faustino doveva andare a scuola, Bidoncino propose di andarci lui. Ma tu sei piccolo come il bidone di un aspirapolvere! - esclamò l'uomo sorridendo - come potrai guidare il trattore e tagliare gli alberi, sfrondarli dai rami e caricarli sul rimorchio? Caro signore - esclamò indignato Bidoncino - io posso fare di tutto, e voi non dovreste parlare così visto quello che ogni giorno faccio per voi.
Difatti l'energía di Bidoncino sembrava inesauribile, e nessuno si azzardava a chiedergli come facesse a lavorare giorno e notte senza un attimo di sosta. La casa poi non era mai stata così pulita e splendente. Tutto era in ordine e tutto funzionava alla perfezione, tanto che né la mamma né il padre di Faustino avevano piú niente da fare.
Quel giorno Faustino e i suoi scoprirono che Bidoncino era dotato anche di un dispositivo antigravità. Ecco chi ha riparato il tetto - esclamò la madre - e io che pensavo che fosse stato mio marito! Infatti Bidoncino poteva sollevarsi dal suolo e andare dove voleva: in quel particolare momento andò a posarsi sul sedile del trattore, mise in moto il motore e partì. 
Un momento, aspetta - disse il contadino a Bidoncino - non ti ho ancora detto dove sono e quali sono gli alberi da tagliare!
Poi si ricordò che quando Bidoncino parlava, in realtà non si sentiva nessun suono, ma le parole risuonavano direttamente nella testa dei presenti. Bidoncino infatti anche se poteva parlare, preferiva trasmettere il pensiero, e poteva anche leggere direttamente quello che loro pensavano. State tranquillo - trasmise Bidoncino - so già tutto e penso a tutto io. Difatti andò, e in un batter d'occhio tagliò gli alberi e preparò la catasta di legname da caricare sul rimorchio. Poi, rotolando sulle sue rotelle di gomma, andò a prendere il trattore che aveva lasciato poco lontano, senza volarci direttamente sopra, perché voleva osservare più da vicino come facevano alcune api a succhiare il nettare dai fiori di campo.
Tornando col trattore quando fu in vista della radura incrociò due stranieri che chiacchieravano in mezzo alla strada. Poiché udirono una voce che gli diceva di spostarsi dalla strada essi si voltarono. Perbacco! Sto sognando! - disse uno dei due - un trattore con rimorchio che parla e se ne va da solo: si sente la voce del guidatore ma non si vede nessuno. Seguiamolo, non c'è dubbio che si tratta di qualche stregoneria. Il pesante veicolo si fermò di colpo davanti alla catasta di legna. Davanti agli occhi dei due curiosi arrivò un contadino che s'avvicinò al trattore e parlò a uno strano cilindro metallico che stava appoggiato sul sedile del guidatore. Il contadino era ovviamente il padre di Faustino e il clindro - indovinate - non era altro che Bidoncino, il quale dopo aver informato il contadino del lavoro che aveva fatto, volò allegramente e andò ad appoggiarsi su un tronco di legno a qualche metro dai due uomini.
Nel vedere questa meraviglia tecnologica così capace e piena di risorse, i due uomini ne rimasero molto colpiti. Alla fine uno dei due s'avvicinò al contadino e gli disse: Brav'uomo, vendeteci questa macchinetta e vi faremo guadagnare una fortuna facendola esaminare dagli scienziati delle grandi città. Prestarvi Bidoncino perché sia smontato? Non se ne parla nemmeno - rispose indignato il contadino.
Ma Bidoncino, approfittando della distrazione dei due compari, occupati a contare i loro scudi, gli sussurrò solo con le parole questa volta senza usare il pensiero, dimodoché i due non lo udirono: accetta il denaro di questi due furfanti che vogliono sfruttarmi, io scapperò prestissimo, te lo prometto: Del resto nessuno mi può far niente che io non voglia, lo garantisco. Il brav'uomo, con il cuore un po' grosso, lo vendette quindi per cento begli scudi d'oro. Rapidamente Bidoncino saltò sulla sedile della motocicletta di uno dei due compari, e si attaccò ad esso mediante delle ventose di gomma. Viaggiarono così tutta la giornata e allorquando arrivarono al bordo di un campo appena mietuto, Bidoncino all'improvviso gridò: lasciatemi scendere a terra, vedo laggiù un coniglio selvatico preso al laccio, con il quale potrete fare un buon pranzo. Ve lo mostrerò e ve lo preparerò per benino. Allettato e senza alcun sospetto, l'uomo lo fece scendere in terra.
Agile come un falco Bidoncino disse - Buona sera signori e buon viaggio, ma senza di me! Poi volò via e presto sparì alla loro vista. Furiosi i due uomini se ne partirono imprecando, mentre Bidoncino volava tornando indietro in direzione della casa lontana del contadino. Ma poiché si era fatto buio e non era dotato di un faro abbastanza potente decise di attendere l'alba al riparo di un grosso tronco vuoto. Stava raccontandosi da solo una barzelletta molto divertente - prima o poi gli chiederemo di raccontarla anche a noi - quando un brusio di voci lo fermò.
I due uomini di prima erano tornati indietro e per caso si erano fermati a due passi da lui nel buio assoluto, perché era una notte di luna nuova. Uno di loro diceva: dobbiamo trovare la casa di quel contadino e troveremo quella dannata macchinetta! L'abbiamo pagata e ce la deve ridare!
Altrimenti lo uccideremo! Mentre discutevano uno dei due uominisi accese la pipa con un grosso acciarino e così i due videro il riflesso argentato del corpo di Bidoncino. Vieni fuori tu, piccolo e disonesto diavoletto meccanico - dissero i due - e vieni con noi, altrimenti andremo a casa del contadino e ammazzeremo tutti.
Mentre i circuiti elettronici di Bidoncino stavano cercando di elaborare una decisione, si accorse che vicino a lui c'era un omino in miniatura, non più grande di una bottiglia di aranciata. Caccia al cervoAveva la pelle color verde chiaro, era vestito di verde e aveva uno strano cappello dalla punta piegata all'indietro. Ti dirò io come fare - sussurrò l'omino a Bidoncino - e se mi prometti di obbedirmi per un'ora ti darò anche 100 scudi d'oro. Abbassa le telecamere e guardami, sono qui vicino.
Bidoncino decise di accettare l'offerta dell'omino verde. Va bene - disse - che devo fare? L'omino, che era uno gnomo e conosceva un sacco di trucchi magici, rispose - ora ti trasformo in un drago - e tu farai fumo e fiamme e li spaventerai, poi gli restituirai questi cento scudi che ti do io! E gli passò il denaro.
Bidoncino usci dal tronco cavo dove si era nascosto e diventò un grosso dragCaccia al cervoo verde con la pelle tutta scagliosa.Soffiò una nuvoletta di fuoco e ruggì con una profondissima voce: 'Io non sono una macchina, ma un mago potentissimo! E ho deciso di non venire più con voi, quindi vi restituisco il denaro.'- e gettò a terra davanti a loro i cento scudi che teneva in una zampa - 'Ma se farete del male alla famiglia del contadino vi raggiungerò e vi farò arrosto!'. I due spaventatissimi accettarono, raccolsero il denaro e fuggirono di corsa in groppa alle loro motociclette. Quando furono lontani, Bidoncino riprese la sua vera forma.
'Ora senti che devi fare' - disse lo gnomo dei boschi, e gli spiegò che a poca distanza da lì c'era una Chiesa. Mentre passeggiava dicendo le sue preghiere quotidiane un prete era inciampato per caso nella pentola piena d'oro che l'omino verde aveva nascosto in un cespuglio perché andava a trovare un parente che abitava nel tronco di una vecchissima quercia. Questi particolari gnomi di quella foresta non potevano farsi vedere dagli uomini, perché se no oltre ad essere trasformati in ranocchia, avrebbero anche perso il loro tesoro. Quindi non aveva potuto impedire che il prete prendesse la pentola e la portasse  in camera sua all'interno della canonica. Io posso disintegrare con facilità le sbarre della finestra della camera del prete - spiegò Bidoncino - poi, una volta entrato, ti passerò la tua pentola.
Arrivati al presbiterio, Bidoncino vi entrò e trovò la pentola sotto il letto del prete. Poi uscì dalla camera e si mise a gridare: ' mettiti qui sotto la finestra che ti passo la tua pentola'.
Stai zitto - disse l'omino verde che stava sotto la finestra - vuoi farti sentire? Ma Bidoncino continuava a urlare: 'non ti sento e non ti vedo! Dove sei andato?'
La COLF del prete che si era svegliata ai primi rumori perché aveva l'orecchio molto fino, si affacciò dalla finestra della sua stanza, al primo piano della canonica, che dava sulla strada. Alla luce della lanterna vide l'omino verde e gettò uno strillo, chiamando il prete a gran voce.
L'omino verde allora si trasformò in una ranocchia e fuggì gracidando e saltando verso il bosco, dove un lupo che passava di là se lo mangiò. Infatti un povero lupo quando ha proprio molta fame si mangia anche le ranocchie.
Intanto Bidoncino si era reso invisibile e trasportava la pentola attraverso la canonica, andando verso la finestra. Il prete si era svegliato ed era uscito dalla sua stanza con una torcia elettrica in mano. Vedendo la pentola che galleggiava nell'aria e volava fuori dalla finestra si fece subito il segno della croce. - E' senza dubbio una manovra del diavolo - esclamò e dopo aver cosparso tutto di acqua santa e recitato una preghiera se ne tornò a letto. E anche la COLF, tremando dalla paura, se ne tornò nella sua stanza, ma non potè dormire tutta la notte per lo spavento.
Bidoncino trasportando in volo la sua pentola d'oro la mattina stessa arrivò alla casa del contadino, dove trovò la famiglia in subbuglio. Appena lo videro si misero a parlare tutti insieme per la voglia di sapere cos'era accaduto. Egli raccontò loro in breve tutto quanto non trascurando il fatto della pentola d'oro che era stata dell'omino verde.
In quel mentre arrivò di nuovo l'extraterrestre Gildo, il padrone di Bidoncino,che aveva finito il suo turno annuale di sorveglianza attorno alla luna,  ricordate, e chiamò per radio il suo robottino ordinandogli di raggiungerlo perché dovevano tornare a casa sulla stella Vega. Bidoncino, ne fu rattristato ma dovette abbandonare la famiglia e andarsene in volo verso il disco volante di Gildo. Prima però regalò alla famiglia la pentola d'oro che era stata dell'omino verde, trasformato in ranocchia e poi mangiato dal lupo.
Così avvenne che la famiglia diventò ricca, e dato che cominciavano anche ad annoiarsi perché Bidoncino aveva sempre fatto tutto lui in casa e loro si erano stufati di girarsi i pollici, pur essendo rattristati dall'aver perso un compagno così prezioso, si rassegnarono presto. E poterono anche comprarsi ciascuno un normalissimo desktop, e anche un PC laptop e anche telefonini intelligenti e i robot umanoidi da allora in poi vivendo felici e contenti

di Berto Lunizzi                          OTTOBRE 2006