IL CACCIATORE DI AQUILONI
02/01/2008


Ci sarà senza dubbio qualcuno che arriverà a darmi del superficiale, o aanche di peggio, perché di gente che sa scrivere meglio di me e trattare di simili argomenti e magari (forse) in modo più profondo e consapevole, ce n'è tanta.


   Gara di aquiloni a KABUL

Mi scuso anzitutto con tutti i miei amici virtuali per non avere più frequentato i loro blog a causa di problemi familiari, e prometto di riprendere presto le mie visite. Infatti, obbedendo alla famosa legge di Murphy, tutti gli eventi negativi - per dare un'idea riferisco solo i principali - che hanno avuto la possibilità di verificarsi si sono concentrati nell'ultimo periodo dell'anno vecchio e nei primi giorni del nuovo, compreso il ricovero ospedaliero urgente di mio suocero per l'impianto di un pace maker, la malattìa di una ex donna di servizio di casa mia molto anziana e senza parenti che io assisto abitualmente, e infine il mio attacco influenzale con una leggera complicanza bronchiale.

Vorrei tuttavia raccomandare a tutti la lettura di un bellissimo romanzo che un figlio mi ha regalato per Natale. L'ho divorato mentre ero a letto, e  anche secondo me ha appunto il solo difetto di farsi divorare troppo in fretta: si tratta de "il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini.

Secondo me, più che gli avvenimenti visti da un occidentale tramite i i social media, è solo una lettura, una come questa che chiarisce meglio le idee.
Oggi si legge poco e si assorbono le visioni superficiali in stile giornalistico, mentre è solo un buona lettura ciò che può aprire lo schermo della fantasia e la comprensione, e far veramente pensare a quella situazione.
A quella, ma non solo. Può farci meditare anche sul nostro destino.

La narrazione di Hosseini mi ha fatto pensare e mostrato uno squarcio di quel mondo, che la maggior parte di noi ha visto in TV o al cinema, e che crede di conoscere attraverso i reportages giornalistici, ma che in realtà non conosciamo affatto;  un mondo violento e sinistro, sconvolgente, dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuori legge, e nemmeno gli aquiloni possono più volare.

Da più di mezzo secolo  abbiamo goduto di una pace che gradatamente siamo arrivati a non apprezzare nella giusta prospettiva, dediti come siamo ad occuparci solo dei nostri problemi.
Mentre una volta, tanto tempo fa,  altro che poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi come scioccamente si dice oggi, il principale problema della maggior parte della gente era - alla lettera - mettere insieme il pranzo con la cena, e un po' di ciccia sulle proprie ossa,  poi il neocapitalismo e il consumismo hanno cambiato tutto.
Pure oggi, con il Professor Prodi al governo quasi tutti si riuscirebbe a sbarcare il lunario anche se l'accolta di ignoranti pasticcioni e di sapientoni ideologicamente tarati che stanno con costui fanno del loro meglio per distruggere la nostra economia a colpi di provvedimenti legislativi, e potremmo ancora vivacchiare in attesa di un ulteriore governo anch'esso impastoiato dalla situazione generale.
Vivacchieremmo comunque, tra mille contraddizioni,  anche come fanalino di coda della nostra Europa prospera e imbelle, priva di radici, che per sopravvivere si affida ancora alla protezione degli Stati Uniti d'America dopo sessant'anni dall'ultimo conflitto .

Ma l'onda terribile della storia che travolge le vite delle persone e le cambia radicalmente, in modi oggi inimmaginabili,  sicuramente sta arrivando anche da noi, e ha iniziato con gli assalti fuori controllo di immigrati e di disperati in miserrimo stato, alcuni economico, altri fisico, e altri ancora anche psichicamente labile.

Oggi ai semafori all'incrocio di viale Europa con la Cristoforo Colombo ho visto alcune persone con barbone riccio e nero e  pelle di color cuoio scuro, che girano nudi ricoperti solo  da un cappottone sdrucito, alcuni anche a piedi nudi e scalzi - e siamo solo di qualche grado sopra lo zero - e che stendono la mano elemosinando ....  Ricordo che fu nel 1951, mentre un amico di mio padre mi portava a scuola con la sua vecchia Fiat Balilla, che mi capitò di vedere qualcosa di simile a quello che vedo oggi.
Anche se allora il personaggio emerso dai cespugli di canne di una "marana" nei pressi di Torpignattara era vestito e aveva le calze ma portava ai piedi a mo' di scarpe due pezzi di copertone d'auto.
E camminava piegato in due.
È un povero "scemo de guera" mi dissero, ma poi non lo vidi più, perché lo avevano ricoverato in un istituto. Poi ci fu il "boom economico".

Bisogna ricominciare ad essere seri, ragazzi!