CHI DISSE 'NO' AL '68
Intervista a Duilio Marchesini a cura di Mauro Faverzani - MARZO 2018

Prologo - Chi è l'autore - l'origine e lo scopo del '68 - Cosa è cambiato con il '68 - Ripercussioni sulla religione
 

PROLOGO

Questo articolo  a cura di Mauro Faverzani è ripreso dal nº 131 di 'RADICI CRISTIANE' che potete trovare e richiedere facilmente, via internet. e .riporta l'intervista al Prof. Duilio Marchesini dal titolo qui sopra riportato.
LE CONSEGUENZE DEL '68 SI VEDONO CHIARAMENTE NEL DEGRADO culturale e morale E NELLA CORRUZIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ DI OGGI. È chiaro anche che la valenza positiva che dagli ambienti della sinistra politica si vuole dare ai miti di quel quel periodo trae origine dall'URSS che promosse e sostenne anche finanziariamente il 'movimento rivoluzionario'.
Deriva anche dal fatto che in quel periodo si consentì al PCI e di conseguenza a tutti i partiti che da esso da allora fino ad oggi gli sono succeduti, di occupare immeritatamente tutti gli spazi disponibili nelle istituzioni politiche culturali e religiose con i loro fedeli e clienti.
Quello che non si prevedeva era il colpo di ritorno che contribuì ad abbattere i regimi comunisti del mondo, eccezion fatta per qualche arretratissimo paese del terzo e quarto mondo.
                                                                                                                                             Lino Bertuzzi

LE ALTERNATIVE CHE I COMUNISTI IMPONEVANO NEL '68 A CHI FREQUENTAVA L'UNIVERSITÀ ERANO QUELLE DI STARE CON LORO O RIMANERE FUORI DALL'ATENEO OPPURE CERCARE DI FAR VALERE I PROPRI DIRITTI INCORRENDO NELLE LORO VIOLENZE. I PIÙ SI TIRARONO INDIETRO RIMANENDO FUORI DA ESAMI E LEZIONI PER LUNGHI PERIODI; ALTRI SI ADEGUARONO AL MOVIMENTO STUDENTESCO. MA CI FU ANCHE CHI DISSE DI NO COME CI ACCONTA IL PROF. DUILIO MARCHESINI.

---------------        A Cura di Mauro Faverzani            ------------

 

 



CHI  È  L'AUTORE

Il prof. Duilio Marchesini si è laureato all'Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Ha insegnato disegno e storia dell'Arte nei licei. Attualmente svolge la professione a sostegno dell'arte figurativa  ed è presidente dell'UCAI - Unione Cattolica Artisti Italiani.

 

 

Ma dove ha avuto origine il '68, chi lo ha promosso e perché

L’ateismo comunista tramite gli apparati internazionali di URSS, Cina e PCI riuscì a portare in piazza masse di giovani compressi dalla routine quotidiana che si  mobilitarono (Movimento Studentesco) attratti dalla prospettiva dell'azione e del protagonismo,a prescindere dai contenuti proposti. Purtroppo diversi di loro finirono per condividerli.Non fu spontaneismo, perché dietro a tutto c'erano ideologi e attivisti del Partito Comunista Italiano provenienti tra l'altro dalle sezioni di S. Lorenzo adiacenti l'Università.  Le occupazioni delle facoltà, apparentremente decise nelle assemblee studentesche, in realtà erano decretate dal PCI. L'intento era manifestamente rivoluzionario, poiché mirava alla conquista del potere con la violenza e con l'affossamento dei valori cristiani.Certi capi della contestazione hanno fatto cariera in politica e all'Università, ma i più solo delusione e rovina.

 

 

 

 

Come il '68 ha cambiato la morale, i valori e i costumi degli italiani?

Basti questo episodio: un anno venenro portati alla Facoltà di lettere e sistemati nelle aule del primo piano un centinaio di ragazzini provenienti da una scuola elementare e media del quartiere San Lorenzo. Il direttore aveva convinto i genitori a mandare i ragazzini al "doposcuola" nell'Università, durante le ore pomeridiane, in pieno clima di occupazioni.

In realtà si trattava di lezioni di indottrinamento ai temi e alla prassi del marxismo. L'intento era quello di porre questi giovanissimi contro lo Stato, contro la Chiesa e contro la famiglia, secondo lo stile comunista bolscevico. Si proiettavano filmati con le azioni di guerriglia riprese a Valle Giulia, spesso li si portava in corteo per l'Università e inoltre venivano perfino fatti assistere ad accoppiamenti, che gli attivisti consumavano sui prati adiacenti la facoltà di lettere.

Le nostre denunce al Retore e al Questore  ottennero che fossero lasciate aperte le porte delle aule adibite a 'doposcuola' ; ciò opermise a me , a Scafidi e a qualche agente di controllare, ma non riuscimmo a far cessare il fenomeno, che si concluse solo al temine dell'anno scolastico. Dopo qualche tempo il vice rettore prof. Cimmino, ci fece chiamare per ringraziarci di quanto avevamo fatto a favore della dignità dell'Ateneo.

Senz'altro la serie dei disegni di legge su divorzio, aborto, gay ed eutanasia e droga è stata spinta ad attuarsi dalla mentalità sessantottina. Le teorie e i metodi del 'gender', portati e diffusi a scuola, ripropongono i metodi attuati dai comunisti nel "doposcuola" a 'La Sapienza'

Pochi coloro che si sono opposti: perché?

Le alternative che i comunisti imponevano a chi frequentava l'Università erano quelle di stare con loro o rimanere fuori dell'Ateneo o altrimenti cercando di far valere i propri diritti  incorrendo nelle loro violenze.

I più si tirarono indietro, rimanendo fuori da esami e lezioni per lunghi periodi; altri si adeguarono al Movimento Studentesco.

Fra quelli che si associarono a noi c'erano studenti disperati per l'interruzione degli esami, in particolare i fuori sede e alcuni studenti contrari ai metodi comunisti. Furono costoro l'unica opposizione alla prepotenza dei "rossi", non certo le autorità preposte allo svolgimento libero della didattica universitaria e della democrazia.

In generale il clima "culturale" diffuso era quello della congiuntura fra la politica del centrosinistra e l'ideologia progressista. La presenza di queste correnti ha costituito l'ambiente favorevole alla contestazione nell'assenza (assurda) di docenti e studenti cattolici.

Cosa ha significato opporvisi?

Quotidianamente pericoli di ogni genere e qualche volta prigione , processi (il più come parti lese) e ferimenti.

Da una parte c'era la violenza dei comunisti e dall'altra la volontà elminatoria di certe autorità (fatta eccezione per il distaccamento degli agenti all'interno dell'università, che in definitiva condividevano la nostra stessa sorte), autorità che ci consideravano turbativa <<all'ordine pubblico>>. .A loro non importava che ci fosse la legalità , intendevano solo mantenere una parvenza di ordine, anche assecondando chi occupava, interrompeva, aggrediva, ma che aveva il controllo attivistico della situazione.. Pertanto l'aggressione veniva fatta passare facilmente per rissa, con conseguenze giuridiche per l'aggredito.

Quando ci andava bene, eravamo aiutati da qualche gruppo di studenti amici, ma spesso dovevamo sbrigarcela da soli.
Infine, ci è stato impossibile esercitare l'elementare diritto di frequentare l'Università. D'altronde, anche nel 2008, dopo 40 anni passati dal '68 a Papa Benedetto XVI, è stato persino impedito di tenere una lectio magistralis in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, malgrado l'invito del Rettore.

Morte al poliziotto A da venì er ciccione (Mao tze Dong)!

 

 

 

Che ripercussioni ha avuto il '68 in àmbito ecclesiastico?

La nostra esperienza dell'Università e delle persone in essa conivolte ci ha permessso di scoprire le infiltrazioni comuniste in àmbito ecclesiastico (parrocchie e associazioni). Le mascherature sotto forma di comitati di quartiere , cineforum, scouts, non ci hanno ingannato, perché le persone ivi coinvolte le riconoscevamo fra quelle attive nelle occupazioni e negli scontri con la polizia a 'La Sapienza'.
Questa situazione di infiltrazione è stata favorita dal clima critico del post-concilio (che si aggiungeva al '68) in cui diversi fra chierici e laici erano religiosamente sbandati.

Anche qui abbiamo dovuto prendere posizione e anche qui ne abbiamo subìto le conseguenze. Ci sono state persone volenterose, che ci hanno aiutato nei momenti di tensione, in particolare il gruppo giovanile di 'Civiltà Cristiana'.

A suo giudizio stiamo ancora vivendo, in qualche modo, il "Sessantotto"?

Il sessantotto è finito, se non altro perché è crollato il mondo comunista internazionale, ma il fenomeno anticristriano esiste sempre.


La serie dei disegni di legge riguardanti divorzio aborto gay eutanasia e droga è stato ed è uno strumento per scalzare dalal società la morale cristiana , i Comandamenti e i Sacramenti: una forma meno vistosa delle masse di studenti in piazza e delle occupazioni, ma l'intento è lo stesso. Bisogna combattere questi tentativi, manifestando anche pubblicamente.

Non basta l'azione di formazioni dottrinali e culturali, anche se essenziale nell'ambito delle parrocchie e delle famiglie: i cattolici non possono non essere militanti.

Resta il problema di fondo della presenza cattolica nell'Università ( organo essenziale come la Chiesa, per la vita di un Paese), del dialogo fra le singole scienze ai fini di una visione integrale della verità, del passaggio delel esperienze scientifiche e umane ( e non solo tecniche ) dai docenti ai discenti ... ma questo è un discorso a parte, anche se obbligatorio.

COMMENTO di Lino Bertuzzi

Vorrei dire la mia su questo racconto che sfata i miti sessantottini. Infatti se la politica o la 'scienza' non sono sostenute dalla certezza della morale danno origine a veri e propri mostri.
Chi legge e interpreta i Vangeli di Gesù Cristo con obbiettività non può che rifiutare l'ideologia collettivista.  Il marxismo infatti non può generare libertà né giustizia - nemmeno sociale - perché si oppone alla natura intrinseca dell'uomo e della donna, li obbliga e non può che costringerli nelle gabbie del collettivismo di uno stato padrone in mano a una burocrazia cieca e di una oligarchia assassina inefficiente e in perenne conflitto con sé stessa.
La decadenza italiana nel dopoguerra ha le sue origini nel 1960  sempre per opera del PCI che appoggiato e foraggiato dal PCUS ha approfittato della debolezza dei democratrici cristiani ed è continuata con il centrosinistra e i politici che per viltà e timori di lottare hanno aperto alle idee di sinistra malinterpretando il Vangelo.


La crisi economica mondiale del 1970 ha fatto il resto, e non è stata affrontata correttamente proprio per colpa degli stessi che l'avevano provocata. La caduta del comunismo in URSS ha poi dato la falsa idea che il pericolo fosse passato. L'Unificazione Europea ha fatto pagare ai paesi più deboli la riunificazione tedesca e le politiche sbagliate hanno poi causato i problemi dell'oggi.
Comunque sia, credere che il marxixmo, in qualunque sua variante, possa essere una panacea alla disuguaglianza e un rimedio all'indigenza è una vera e propria follia.

Il marxismo è mancanza assoluta di certezze morali,e in questo brutto periodo storico ha favorito l'affermarsi del relativismo e il vuoto delle idee. Non a caso i maggiori risultati nel campo scientifico, dove contano l'impegno e la conoscenza vera e non il blabla, li troviamo all'estero, e precisamente oltre oceano. Purtroppo d'oltreoceano abbiamo importato e assimilato anche le cose deteriori, e poco del resto.Leggete qui l'articolo su Giulio Girardi, il (cattivo) prete che ha fuorviato col marxismo una generazione di cattolici.
Il relativismo e il marxismo con la complicità di coloro che dal dopoguerra si sono infiltrati in moltissime parrocchie e nella Chiesa, hanno subdolamente instillato idee profondamente sbagliate e diseducative nella testa dei giovani, demolendo il retroterra della nostra IDENTITÀ NAZIONALE ed ogni senso dell'autorità.
La conseguenza è stata una crescita esponenziale della criminalità organizzata, contrastata poco e male, e il caos nella scuola.
Quando poi i giovani crescono e si immettono nella vita vera, si rendono conto di essere stati beffati perché la realtà non è quella che hanno loro raccontato, si trovano in grave difficoltà per adeguarsi alla dura realtà.

Crescono così la corruzione, l'invidia sociale, e l'odio di classe che avrebbe dovuto finire con la caduta del demonio marxista. Fortunatamente le sfide mondiali impongono oggi l'abbandono delle UBBÌE e la presa di coscienza della realtà. Preghiamo perché ciò accada