LA STRAGE DELLE FOSSE ARDEATINE
Spunto dall'intervista del signor Trombadori figlio di Antonello (olim deputato PCI) in occasione del funerale del Capitano delle SS Priebke, che comandò l'esecuzione della strage comandata da Hiler e dal suo superiore Kappler.

Premessa
- L'attentato - Gli interessi -- Il fine e i mezzi - Conclusione

PREMESSA : STORIA DI VIOLENZA E SANGUE RACCONTATA DAL GRANDE FRATELLO (quello di Orwell, non quello degli show tv)

Prendo spunto dall'aggressione alla bara di un esecrando defunto che di cognome fa Priebke, ed alla poco edificante gazzarra che ne è seguita. Per tentare di metterci una pezza un certo signor  Trombadori figlio di Antonello (olim deputato PCI) ha raccontato in TV a ‘fatti e misfatti’ una storia di INSENSATA FOLLIA, ma come al solito è stata una verità distorta, dato che riferisce quel che gli ha raccontato il suo papà. Antonello Trombadori il quale, dopo essere stato fascista da giovane, membro del GUF, tanto che dal 1937 partecipò ai Littoriali, con la guerra era diventato comunista. Di conseguenza il racconto deve essere preso con le molle. Quanti anni sono passati da allora? 70 o più?
Il 25 aprile chi va in piazza a cantare "Bella ciao" è convinto che tutti i partigiani abbiano combattuto Morte per la libertà dell'Italia. È un'immagine suggestiva della resistenza, ma non corrisponde alla verità. I comunisti si battevano, e talvolta morivano, per un obiettivo inaccettabile da chi lottava per la democrazia. La guerra contro tedeschi e fascisti era soltanto il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura popolare, agli ordini dell'Unione Sovietica. I capi delle brigate Garibaldi hanno tentato di realizzare questo disegno autoritario e hanno agito senza pietà nei confronti di chi non voleva sottomettersi alla loro egemonia. Il Partito comunista italiano (PCI) era il protagonista assoluto della Resistenza, tanto che oggi i suoi eredi ed esegeti tentano di farci credere che la liberazione dell'Italia non è stata opera degli alleati, ma dei partigiani, e per di più solo di quelli 'rossi'. Più della metà delle formazioni partigiane rispondeva soltanto a comandanti e commissari politici comunisti e si occupava più di seminare odio e attentati per suscitare rappresaglie che di affrontare a viso aperto l'esercito tedesco, cosa assai rischiosa e quindi sconveniente.
Il cammino delle bande guidate da Luigi Longo e da Pietro Secchia iniziò sin dall'agosto 1943, con la partenza dal confino di Ventotene, dove Benito Mussolini aveva confinato gli oppositori al soldo di dieci lire al giorno, invece di metterli in galera e farli fucilare. Come tutti sanno ne ebbe in cambio la morte e il vilipendio di cadavere a Piazzale Loreto
PalmiroPoi iniziarono le prime azioni terroristiche dei Gap, l'omicidio di capi partigiani ostili al Pci, il cinismo nel provocare le rappresaglie nemiche, ritenute il passaggio obbligato per allargare l'incendio della guerra civile.
Nella convenzione di Ginevra del 1929, è ammessa la rappresaglia a certe condizioni, che appunto erano quelle riscontrabili nell'occasione dell'attentato. Infatti se gli attentatori si fossero presentati sarebbero stati fucilati al posto degli ostaggi.
Posso dire che vidi la prima volta le fosse ardeatine, pochi anni dopo la strage, quando di anni ne avevo circa sei, perché mi ci portò mio padre Ingegnere, Arnaldo Bertuzzi, che andava a vedere il luogo che poi avrebbe sistemato costruendo il musoleo che si vede oggi. Le caverne erano buie, fiocamente illuminate da qualche lumino da morto, e mi fecero entrare perché le salme erano già state recuperate e chiuse nelle bare.
Alla morte di mio padre, che ho assistito personalmente durante l'agonia, mentre delirava nell'imminenza della morte, venne fuori un particolare. Gli architetti non avevano previsto a progetto il pesante monumento di marmo che oggi si vede, e che fu aggiunto alla fine. Non avendo previsto a progetto il carico aggiunto a sua insaputa dagli architetti, papà dovette escogitare un sistema per rinforzare le colonne di sostegno delle caverne con rivestimenti in pietra a rinforzo dei pilastri esistenti.
Mentre moriva, delirava alzando le mani come per proteggersi e diceva: " crolla, crolla tutto! Presto, Lino, prendi la gru! Solleva il monumento! Fa presto!.
Quelle fosse sono state dunque un incubo per tutti, anche per mio padre, e anche per me che l'ho visto morire il mattino del giorno 8 di Aprile del 1994, mezzo secolo dopo la strage.

L'ATTENTATO DI VIA RASELLA COME SI SVOLSE .IL 23 MARZO DEL 1944
L’attentato di via Rasella è emblematico della strategia sanguinaria dei partigiani comunisti. Infatti l’operazione ebbe valore assolutamento nullo dal punto di vista militare, ma fu di grande impatto emotivo per la reazione che avrebbe provocato dopo la scontata rappresaglia tedesca. Era inoltre un’operazione priva di pericoli e che quindi non avrebbe messo in difficoltà coloro che l’avessero eseguita.
Nominato dal Re Vittorio Emanuele III che aveva fatto arrestare Benito Mussolini dopo il voto del Gran Consiglio del Fascismo avverso allo stesso Mussolini, e quindi dopo la caduta del regime fascista (25 luglio 1943), il governo Badoglio, aveva dichiarato unilateralmente Roma “città aperta” solo trenta ore dopo il secondo bombardamento che l’aveva sconvolta. Un attacco dei bombardieri USa avvenuto il 19 Luglio e il un secondo attacco il 13 agosto 1943, aveva causato gravi danni: nei due bombardamenti morirono oltre 2.000 civili innocenti e parecchie altre migliaia rimasero feriti, senza casa e lavoro. Furono distrutte molte fabbriche e il cimitero monumentale del Verano ebbe moltissimi danni. La città fu nuovamente bombardata numerose volte, sino all'arrivo delle truppe USA il 4 giugno 1944.
In questo quadro, segnato dai bombardamenti alleati,  dalle retate contro i partigiani effettuate dai tedeschi e dalla deportazione di circa 1.000 ebrei del ghetto di Roma, si arriva alla fatidica data dell'attentato, il 23 marzo 1944, 25° anniversario della fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento.

I partigiani che eseguirono l’attacco facevano parte dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) che dipendevano dalla Giunta Militare, a sua volta dipendente dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), i cui responsabili erano: il socialista Sandro Pertini, il comunista Giorgio Amendola e Riccardo Bauer del Partito d’Azione. Pertini e Bauer dichiararono di non essere a conoscenza della preparazione dell’attentato e che l’ordine venne dato da Amendola senza che fossero stati avvertiti. Amendola confermò tutto e rivendicò alla sua persona la responsabilità di aver dato l’ordine operativo ai gappisti.
Secondo i critici, e alcuni militari sopravvissuti, i 156 uomini della 11ª compagnia del battaglione Bozen coinvolti nell’attacco, comandati dal maggiore Helmut Dobbrick, erano riservisti altoatesini entrati nell’esercito tedesco per affinità etniche, ed aggregati al Polizei Regiment della Wehrmacht con compiti di semplice vigilanza urbana. Altre testimonianze documentano la partecipazione del battaglione ad alcuni rastrellamenti, il che però non contraddice il compito di vigilanza urbana.

Numerosi partigiani parteciparono all’azione, dei quali uno di essi, tale Rosario Bentivegna (“Paolo”), studente in medicina, travestito da spazzino, portò verso via Rasella il carretto della nettezza urbana contenente l’ordigno esplosivo partendo dal deposito gappista nei pressi del Colosseo. Personalmente riferisco che insieme a Bentivegna c'era anche Carla Capponi, l'eroica compagna che segnalò al Bentivenga il passaggio dei miltari dal punto previsto, relativo al tempo di 50 secondi della durata della miccia della carica esplosiva. I due, Bencivenga e Capponi, con l'attentato guadagnarono la Medaglia d'Oro e poi l'elezione a parlamentari del PCI.
Conosco il fatto per averlo letto sul periodico 'il Borghese' all'inizio degli anni sessanta, e perché mia zia Paola Del Din, Medaglia d'oro al valore anche lei, mi raccontò che quando Carla Capponi si presentò al raduno annuale delle MOVM nessuno le rivolse la parola, tutti anzi la ignorarono, come se non ci fosse, e quella abbandonò quasi sùbito il raduno.

Dopo l’esplosione, due squadre dei GAP, una composta da sette uomini l’altra da sei, sotto il comando di Franco Calamandrei detto “Cola” e Carlo Salinari detto “Spartaco”, lanciarono bombe a mano e fecero fuoco sui sopravvissuti all’esplosione. Ho sentito dire che per questa 'eroica' azione furono assegnate Medaglie d'Argento.

Nell’immediatezza dell’evento rimasero uccisi 32 militari tedeschi e 110 rimasero feriti, oltre a 2 vittime (Antonio Chiaretti ed il tredicenne Pietro Zuccheretti) e altri quattro.civili. Dei feriti tedeschi, uno morì poco dopo il ricovero, mentre era in corso la preparazione della rappresaglia, che fu dunque calcolata in base a 33 vittime germaniche.
Nei giorni seguenti sarebbero deceduti altri 9 militari feriti, portando così a 42 il totale dei caduti. Ai familiari dei civili morti nell’attentato non è mai stato riconosciuto alcun risarcimento dalla magistratura italiana, in quanto l’attacco fu giudicato come legittimo atto di guerra, anche se date le sue caratteristiche in realtà non lo era affatto. A quei tempi non si poteva giudicare diversamente, ma credo che anche gli attentatori, anziché medaglie e nomine a parlamentari del PCI, avrebbero meritato la galera.
La decisione del comando nazista, di 10 ostaggi fucilati per ogni tedesco ucciso, fu ordinata personalmente da Adolf Hitler e riguardò 320 persone, poiché inizialmente erano morti 32 soldati tedeschi. Durante la notte successiva all’attacco di via Rasella morì un altro soldato tedesco. Il colonnello Kappler, di sua iniziativa, decise di far fucilare altre 10 persone. Erroneamente, causa la “fretta” di completare il numero delle vittime e di eseguire la rappresaglia, furono aggiunte 5 persone in più nell’ elenco.
Nel dopoguerra, Herbert Kappler e il capitano Priebke vennero processati e condannati all’ergastolo da un tribunale italiano e rinchiusi nel carcere militare di Gaeta. La condanna riguardò i 15 giustiziati non compresi nell’ordine di rappresaglia. La rappresaglia infatti doveva riguardare secondo l’accusa i soli 32 militari morti sul colpo e non quelli morti successivamente che portarono a 33 i morti il giorno dopo e men che meno i successivi 9 che morirono nei giorni successivi.

L’attentato fu perpetrato dai partigiani nonostante fosse noto, o meglio arcinoto, che i tedeschi applicassero sommariamente la rappresaglia per ogni attacco subito, come in numerosi altri casi, ma la rappresaglia di 330 prigionieri si sarebbe potuta forse evitare (secondo quanto affermato dallo stesso generale Kappler che la ordinò), se gli attentatori si fossero consegnati alle autorità tedesche, come accadde nel noto caso di Salvo D’Acquisto.

NESSUNO SI PRESENTÒ PER ESSERE FUCILATO AL POSTO DEGLI OSTAGGI perché la rappresaglia era stata prevista e provocata dal Partito Comunista Italiano.
Le giustificazioni sono risibili: "non avevamo visto i manifesti, non abbiamo fatto in tempo a presentarci, non è vero che i tedeschi avevano messo i manifesti, non sapevamo della rappresaglia" e via mentendo.
Insomma gli assassini comunisti sapevano di aver progettato e commesso un abominio, erano ben coscienti che ci sarebbe stata una rappresaglia e avrebbero dovuto presentarsi, ma non lo fecero.

Sarebbe interessante sapere chi della polizia italiana compilò le liste, dato che alle fosse ardeartine furono fucilati esponenti della resistenza monarchica e anche un ex ministro fascista. Non mi sentirei di escludere che qualcuno avesse colto l'occasione per eliminare avversari politici o anche nemici personali.

Dall’accaduto si possono trarre due conclusioni:

  • in sè e per sè la rappresaglia era assolutamente giustificata e legale (Convenzione dell’Aja e Tribunale di Norimberga). Quello che non tornava era il numero dei morti: 335 invece dei 320 (o 330 tenendo conto del soldato morto prima della rappresaglia stessa). Sui 15 (o 5) morti in più c’è chi sostiene si trattasse di soldati tedeschi che si erano rifiutati di sparare e che Kappler non avrebbe nominato per non infangare l’esercito tedesco.
  • lo scopo tutt’altro che militare di tutta l’operazione fu raggiunto in pieno. L’eccidio delle Fosse Ardeatine è diventato un simbolo della ‘Lotta di Liberazione‘, dell’eroismo dei’ combattenti per la libertà‘ e un sicuro baluardo contro qualsiasi nostalgia.
GLI INTERESSI IN BALLO

Le conseguenze di questo e di altri attentati terroristici perpetrati dai famigerati GAP comunisti lungo la penisola seguendo i tedeschi in ritirata, e in genere di tutta la lotta partigiana ebbero influenza scarsissima dal punto di vista militare, se non addirittura valore alcuno, ma furono di grande impatto emotivo per le scontate rappresaglie tedesche. Gli attentati terroristici - i comunisti non fecero quasi mai attacchi a viso aperto, inutili per loro perché non avrebbero giustificato rappresaglie - erano inoltre operazioni prive di pericoli che non mettevano in difficoltà quelli che li eseguivano.

L'organizzazione dei GAP e le bande comuniste di Tito nella Venezia Giulia sono servite anche dopo la fine della guerra sia in Italia che fuori dai nuovi confini, causando l'esodo di 350.000 profughi istriani. Anche dopo la fine della guerra furono commessi assassinî e stragi anche di civili innocenti. Dopo la guerra i miti della Resistenza servirono soprattutto a scopi elettorali e d'affari. Da questo punto di vista la Resistenza ebbe enormi risultati, sia dal punto di vista onorifico ed economico per quelli che entrarono nel parlamento della Repubblica, sia degli affari creando attività politiche e editoriali di sostegno e anche altro.

La saga immortale e gli affari
Raccontano che eserciti alleati non hanno fatto nulla. Sono loro, i comunisti, che hanno 'liberato' l'Italia e hanno dato il permesso agli americani di occuparci.
C'è anche chi ci crede o fa finta di crederci. E ne ottiene i vantaggi.
Dopo 70 anni se la prendono con un giovanotto che accusano di essere fascista, per poter poi accedere alla mangiatoia in sua vece. Alla faccia di chi ci crede o fa finta di crederci. E ne ottiene i vantaggi.

C'è da credere che i vecchi partigiani siano immortali. Il tempo passa inesorabile, e mentre oramai l'associazione ex combattenti del villaggio vicino a casa mia chiude per mancanza di ex-combattenti, dato che l'ultimo è defunto nel 2013, i partigiani invece rimangono sempre una folla considerevole. Vedo in TV l'attuale (2014) presidente del Senato della Repubblica Italiana, una vanesia signora, che allora era abbondantemente 'in mente Dei', cantare 'Bella Ciao' insieme a un anziano con il fazzoletto rosso al collo. Entrambi si commuovono e piangono. Il pover'uomo ignora di non essere lì per fare i suoi interessi o quelli dei veri proletari, ma quelli della casta inamovibile che lui stesso ha contribuito a creare. Chissà poi se costui è mai stato partigiano, perché non mi pareva proprio che avesse più di 80 - 85 anni di età, al massimo. Tutt'al più sarà stato suo padre, o suo fratello maggiore, che possono essere stati della partita.
In montagna ci sarei probabilmente andato anch'io, se allora ne avessi avuto l'età e ci fossero state condizioni cogenti, e non fossi stato prima arruolato per forza maggiore dai repubblichini di Salò o dai tedeschi, ma sicuramente non mi sarei MAI intruppato tra i comunisti.
Se fossi stato della partita però non avrei sicuramente apprezzato di essermi trovato alla malga Porzus, quando i comunisti, con un'altra delle loro eroiche azioni 'partigiane' , uccisero i partigiani della 'Osoppo' nel sonno e si fregarono la cassa del reggimento.

Qui di partigiani FORSE ce n'è rimasto ancora uno. Complimenti!
È enorme la massa di persone che, per convenienza, si muove dietro il sipario della Resistenza come quella delle cooperative rosse che operano in certe regioni, e spadroneggiano sul mercato di alcuni lavori in tutta Italia. Mi sia concesso dire che la moda e l'interesse prevalgono di sicuro sulle convinzioni politiche. E si sa, il numero è guadagno, che più sono e più se magna!
L'umorismo della battuta è voluto?

Malgrado i rischi che si corrono, il fatto è che chi pensa e agisce al di fuori dal corso della storia, anche se putacaso fosse in buona fede, non avrà molto successo in futuro, a meno del ritorno di regimi comunisti in Europa, cioè di eventi che nel mondo moderno ed evoluto diventano sempre meno probabili. Ma non si sa mai ..... intanto se se comunista, o anche para, oggi sei avvantaggiato in tutti i campi, anche se putacaso sei un mediocre. .


Il fine giustifica i mezzi?

Le azioni umane, cioè quelle compiute con deliberato consenso e comprensione di quello che si fa, non possono essere mai indifferenti, o sono buone o sono cattive. Il giudizio di bontà o cattiveria è riferito a una regola assoluta di riferimento, che rimane assoluta anche quando può essere interpretata e apparentemente viene violata.

Una azione una per essere buona deve dunque:

  • AVERE UN FINE BUONO
  • ESSERE COMPIUTA CON DEI MEZZI BUONI
  • essere compiuta con piena consapevolezza.

Per esempio se io regalassi del denaro a chi ne ha disperato bisogno, ma me lo fossi procurato con una truffa o una rapina ai danni di qualcun altro, compirei un atto che pur se giustificabile non è un atto buono; è buono il fine - cioè l'aiuto al prossimo in difficoltà - ma non è buono il mezzo - cioè la rapina che ho commesso per procurarmi il denaro, perché ho leso i diritti di qualcun altro.
D'altra parte, però, se avessi il mio denaro da dare, guadagnato lecitamente, ma fossi consapevole che il destinatario del regalo ci comprerebbe la droga, o anche un'arma per compiere un delitto, sarei addirittura tenuto a non dargli aiuto.
Ricordo che mia moglie comprava regolarmente latte artificiale per i neonati e lo regalava a una famiglia in difficoltà. Poi si scopri che invece di nutrire il neonato il padre rivendeva il latte artificiale per comnprarsi il whisky.

QUINDI IL FINE NON GIUSTIFICA MAI I MEZZI, OVVERO L'AZIONE NON È BUONA QUANDO

  • uno riesce capire quello che sta facendo e ne comprende le conseguenze
  • lo scopo dell'azione è malefico
  • è malefico il mezzo, cioè l'azione che uno compie per realizzare il mio scopo.

Il caso della legittima difesa di sé stessi o dei propri cari è un caso che apparentemente contraddice la regola. Ma se si ammette che uno ha il diritto di proteggere sé stesso, la propria persona, la propria famiglia e i propri beni, la contraddizione viene a cadere, purché il mezzo usato per la difesa sia proporzionato all'offesa che si sta per ricevere. Le armi di per sé sono uno strumento, un oggetto inanimato, di cui ci si serve se il loro uso è giustificato per realizzare l'azione, l'arma in sé è un oggetto non è ne buona ne cattiva.

Qui interviene il più grande male del secolo scorso e anche di questo, ovvero la cultura del relativismo. Se infatti non c'è una regola che tutti ritengono assoluta, ma un gruppo o addirittura un singolo si fanno le proprie regole, ognuno con la convinzione che siano quelle giuste, si ha il caos. Si potrebbe discutere a lungo su questo, ma ci sono alcune cose che la gente civile deve avere in comune.
Precisando che le azioni della politica devono anch'esse rispondere agli stessi principî generali di giustizia e di equità, anche se la morale politica ha aspetti assai più complessi di quelli della sfera personale e religiosa, applichiamo questa regola all'attentato di via Rasella.

Consapevolezza.
Non vi è dubbio che i gappisti sapessero bene quello che stavano per fare e avevano accuratamente pianificato l'azione appositamente per ottenere proprio quelle conseguenze. Pare evidente che non fosse assolutamente contemplato il presentarsi per farsi fucilare ed evitare così la morte degli ostaggi, cosa che del resto i comunisti non fecero mai.
Le giustificazioni per il fatto che gli attentatori non si fossero costituiti sono risibili, come sempre in tutti gli attentati dei comunisti. Essi volevano provocare odio, morte e sangue, e lo ebbero.

L'intenzione malefica
Lo scopo dell'azione dei GAP sarebbe stata lecita, se svolta a viso aperto, nell'ambito di una azione di guerra. La guerra infatti viene fatta per motivi ammissibili, cioè quando ha le caratteristiche di difesa della vita della comunità, del territorio e dei beni, perché il fine così come l'azione della difesa armata sono buoni.
Se si ragionasse altrimenti l'uso delle armi e dei mezzi delle forze dell'ordine contro i delinquenti e contro chi viola la legge non sarebbe lecito, come pure non sarebbe lecito l'intervento a difesa di chi viene aggredito e sterminato.
Nel caso di via Rasella il fine non fu buono sia perché gli uccisi avevano compiti di polizia, sia perché non erano armati anche se i comunisti, per scaricarsi la coscienza che non hanno, affermano il contrario. Infatti se quella dozzina di soldati che erano rimasti illesi e quelli che non erano stati feriti in maniera grave fossero stati armati, entro pochi secondo avrebbero reagito al fuoco. Le due squadre dei GAP, una composta da sette uomini l’altra da sei, che lanciarono bombe a mano e fecero fuoco sui sopravvissuti all’esplosione, non se la sarebbero sicuramente cavata. Invece questi eroici personaggi fecero in tempo ad uccidere altre persone, e poi fuggirono, e quindi diedero all'azione il carattere di un inammissibile attentato terroristico.
Lo scopo dell'azione quindi fu addirittura DIABOLICO perché si voleva suscitare una rappresaglia, la più sanguinosa possibile.

Le conseguenze
Furono ancora peggiori, furono il trionfo del male, con la morte di tanti innocenti alle Fosse Ardeatine. La condanna di chi aveva agito in base a precisi ordini, anche se motivata dalle 15 persone che per errore furono fucilate in più, fu atto di giustizia. Poi assunse quello di una vendetta con l'accanimento contro una persona malata di cancro all'ultimo stadio (il Colonnello Kappler), e con l'aggressione alla bara di Priebke..
L'obbiettivo di allora degli attentati terroristici, destinati a seminare sangue e odio, fu raggiunto appieno. La cosa è continuata nel tempo, contribuendo a mantenere vive ideologie aberranti e ancora a seminare odio e inimicizie e talvolta a procurare la di avversari politici.

La convenienza politica continua a perpetuare il ricordo della 'liberazione' non come invasione straniera conseguente a una guerra persa con ignominia a causa delle valutazioni errate di chi fi obbligato a dichiararla spinto dall'ostracismo degli inglesi, ma come una vittoria dei partigiani comunisti, facendo intendere che furono essi a cacciare i tedeschi dall'Italia.


CONCLUSIONI

Comunque la si veda l'attentato di via Rasella fu un abominio, e i comunisti raggiunsero gli obbiettivi immediati di allora, cioè seminare sangue e odio e di rinfocolare la guerra civile: Con la propaganda ne ottennero poi molti di quelli a lungo termine, contribuendo a mantenere vive ideologie aberranti e ancora a seminare odio e inimicizie e talvolta a procurare la di avversari politici. Fortunatamente, sia per il PCI che per tutti glialtri italani, non poterono raggiungere l'obbeittivo finale, cioè quello di farci entrare nel novero dei paesi comunisti, altrimenti saremmo diventati la Corea del Nord dell'occidente.
La convenienza politica continua a perpetuare il ricordo della 'liberazione' non come invasione straniera conseguente a una guerra persa con ignominia a causa delle valutazioni errate di chi fi obbligato a dichiararla spinto dall'ostracismo degli inglesi, ma come una vittoria dei partigiani comunisti, facendo intendere che furono essi a cacciare i tedeschi dall'Italia.

Antonello Trombadori ha mentito al figlio, o costui non ricorda quello che gli disse suo padre. Troviamo infatti alcuni errori nel riferire i fatti stessi:

PRIMO: Trombadori dice che i morti furono 35. INVECE l’attentato dei gappisti ha causato la morte di 42 militari tedeschi + 6 vittime italiane di cui 1 bambino-

SECONDO: lascia intendere che i terroristi non hanno fatto in tempo a presentarsi perché non sapevano della rappresaglia, perché non fu preannunciata e avvenne troppo in fretta.

TERZO: si lascia intendere che il rastrellamento avvenga a caso mentre pare che.le liste degli ostaggi da ‘rastrellare’ siano state compilate molto bene, perché ci son dentro anche resistenti monarchici e anticomunisti (Vedi ad esempio Cordero di Montezemolo e anche un ex ministro fascista). Per i seguaci di Stalin sono tanti i piccioni presi con una fava.

QUARTO: si parla solo di medaglie d’argento al gruppo d'assalto che sparò contro i feriti dopo l'imboscata. E sarebbero state anche dubbie visto che spararono contro uomini disarmati. Io invece so della Capponi che di sicuro ebbe la medaglia d'oro, e anche di Bentivegna. Non contiamo gli eletti alla camera e al senato nei ranghi del PCI

Attenzione a dar per morto il comunismo. Non lo è affatto, come dimostra l'assalto alla bara dell'esecrando defunto, il capitano Priebke. Degli ebrei non mi impiccio.

Non è morta nemmeno l'abitudine che porta i comunisti a danneggiare il proprio paese con ogni mezzo compiendo scelte politiche ed economiche assurde, con l'appoggio dei loro fedeli annidati nelle istituzioni e persino con l'appoggio di preti che non hanno capito il messaggio del Regno e vogliono imporlo su questa terra.. Tanto peggio, tanto meglio. Così si fa arrivare il sol dell'avvenire!

Se volete potete andare a consultare questo sito (clicca) dove si racconta una storia meno manipolata, diversa da quella fasulla e mitica tramandata dalla recente tradizione del Grande Fratello. Del resto la nostra repubblica è basata sulla manipolazione della verità, dato che è nata da un mostruoso broglio elettorale social-comunista, e dalla volontà di barbari (stranieri) che hanno massacrato il nostro paese prima di liberarlo, e lo hanno umiliato prima di aiutarlo a risorgere dalle ceneri.
In nome della più terribile e spietata ideologia del secolo scorso, il Comunismo, sono stati commessi crimini che. vengono taciuti o giustificati facendo una distinzione tra nazismo e comunismo che nella realtà non esiste e non è mai esistita.
Il Comunismo, nonostante il crollo dell’Unione Sovietica, è ben lungi dall’essere stato debellato, ma è attuale e ancora pericolosissimo. E’ attuale perchè in Italia abbiamo ancora partiti comunisti con il simbolo dell’orrore nei loro emblemi.
E’ attuale perchè molti giovani, sedotti da falsi profeti e fuorviati da una scuola succube della sinistra vanno a infoltire movimenti e gruppuscoli violenti, il novello squadrismo, senza nemmeno rendersi conto di cosa realmente stiano facendo.

Questo è il ministro degli affari interni che disse a mio Padre: "giovanotto, la repubblica te l'ho data io"

L'ITALIA È FORSE L'UNICO PAESE AL MONDO CHE PER MOTIVI IDEOLOGICI FESTEGGIA LA PROPRIA SCONFITTA IN UNA GUERRA. Che pena!