Commento al Vangelo di Gesù Cristo
secondo    Luca 2,41-52
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella propria situazione personale

La famiglia di Gesù non è diversa dalle altre di quel luogo e di quel tempo, è una famiglia non ricchissima, ma sicuramente agiata e non povera. Vivono del lavoro del capofamiglia Giuseppe - per alcuni la qualifica originale greca tradotta in italiano come 'carpentiere' indica  la professione di imprenditore edile - e ogni anno compiono gioiosamente il pellegrinaggio a Gerusalemme insieme a parenti ed amici, come riferito in questo brano del Vangelo.
I componenti di questa famiglia sono tutti inseriti perfettamente nella loro comunità, e naturalmente hanno sempre compiuto e compiono le prescrizioni della legge mosaica.
Nel racconto dell'Evangelista Luca non mancano nemmeno le incomprensioni sul vissuto del figlio e perciò pur nella sua particolarità, quella di Gesù incarna gli atteggiamenti tipici di ogni famiglia normale. La celebrazione del Natale non si può separare dal ricordo di Maria, donna colta appartenente a una famiglia importante della discendenza della casa del Re Davide, educata al Tempio, che si prese grande cura della famiglia, e di Giuseppe, anch'egli di discendenza regale, che a Gesù fece da padre e silenzioso custode.
Oggi come allora l'uomo e la donna hanno se è loro possibile e conveniente il diritto e il dovere di costruirsi una famiglia per crescere ed educare i figli e prendersi reciproca cura del benessere spirituale e materiale.
Lavorare onestamente e bene per farsi una famiglia, educare i figli è un diritto, però si deve notare che proprio come Gesù nel racconto evangelico, un bambino è un soggetto di diritti e non un oggetto manipolabile.

Appare stridente il contrasto dell'ambiente che esce dal racconto evangelico con la mentalità originata a causa di filosofie aberranti nate principalmente nel secolo XIX, che hanno nuovamente preso vigore in certi campi dell'esistenza umana, e che in nome della libertà, in realtà sono espressioni di egoismo che opprimono e soffocano i diritti dei più deboli, generando dolore e comportamenti innaturali  e producendo  a loro volta altre aberrazioni. 
Come oggi sta avvenendo a nessuno è lecito far del male usando i bambini come cavie, specialmente per propagare ideologie che vanno contro la natura, l’evidenza e la realtà.

Seguire Gesù non significa rinunciare a vivere nel mondo, ma anzi.starci pienamente dentro. Bisogna cercare umilmente di capire il cuore e lo spirito dei Suoi insegnamenti. E sforzarsi metterli in pratica con naturalezza senza ostentare né nascondersi, per invogliare a seguire il nostro esempio di vita e di fede.
In famiglia questo comporta la tolleranza dei difetti degli altri, il sacrificio di sé stessi, vincendo le incomprensioni, e cercando il benessere fisico e spirituale di tutti cercando di realizzare un ambiente luminoso e allegro.
Non
suggerisco soluzioni di alcun tipo ai problemi delle famiglie d'oggi, ma penso che la politica che vuole veramente il bene della comunità non debba impedire di fatto alle famiglie di formarsi, ma favorire per quanto possibile la famiglia naturale, con una legislazione che non obblighi entrambi coniugi a lavorare trascurando i figli. 
La famiglia naturale, l'integrità morale della donna, e l'educazione dei figli sono la base della società, che altrimenti decade e va in rovina, come la storia umana dimostra.

Dato che non sono né un religioso né un eremita questo è il mio modo di ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio. Non ho velleità o ambizioni di fare chissà quali atti di eroismo o chissà quali cose straordinarie, ma cerco di santificarmi compiendo i miei doveri fedelmente nella vita di tutti i giorni, il che non è poco, almeno per me.
E accetto quello che Dio mi manda, Accetto eventualmente tutto: quindi anche eventuali ricchezze, o malattie, o povertà, o anche di avere o non avere responsabilità pesanti. E  spero soprattutto di non perdere mai la Fede che Egli mi ha donato.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,41-52.

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;
ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;
non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.
E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.