Commento al Vangelo di Gesù Cristo secondo LUCA 7,1-10
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella propria situazione personale

Questo brano se letto attentamente ci insegna moltissime cose, solo se uno si sforza di capirlo entrando nell’ambiente di allora accanto a Gesù stesso.

Dal mio punto di vista di laico che si sforza di piacere a Dio cercando di seguire gli insegnamenti di Gesù mi conforta molto credere fermamente che se prego Dio e mi rivolgo a Sua Madre Maria, che sono sicuro mi vuol bene malgrado tutti i miei difetti ed errori, purtroppo talvolta anche gravi, Egli mi regalerà una fede incrollabile e salda.
Mi donerà una FEDE che se è tale deve necessariamente essere sostenuta da opere concrete, secondo le mie possibilità, in particolare aiutando sia materialmente, sia spiritualmente il nostro prossimo che ne ha bisogno.
E specialmente sforzandomi di svolgere al meglio i compiti che Dio mi ha assegnato in questo mondo, ponendomi nel posto e nel luogo che occupo.

Dal punto di vista storico questo brano dipinge l’ambiente del tempo sfatando tutte le stupidaggini storiche che vengono dipinte e dette da secoli a proposito della disumanità dei Romani di allora, e del tanto strombazzato ‘spietato dominio’ che opprimeva i ‘popoli oppressi’. Ma di questo ho già trattato in altri articoli. Qui i giudei locali ‘raccomandano’ addirittura a Gesù un ‘oppressore occupante’.

Desidero anche solo sottolineare L’AMMIRAZIONE di Dio per questo ufficiale dell’esercito imperiale romano
A) che TRATTA UMANAMENTE IL SUO SCHIAVO E ADDIRITTURA HA AFFETTO PER LUI. E chiede a Gesù di guarirlo.
B) Che nel contempo orgogliosamente spiega l’esercizio la ferrea disciplina militare e della efficienza che rendeva grande e potente l’impero,

Qui si constata la benevolenza di Gesù verso chi fa il proprio dovere bene e onestamente. Seguire Cristo significa anche far bene il proprio lavoro, anche quando si tratta di usare con efficienza le armi per la difesa della propria Patria, senza perdere la propria umanità, e di essere orgoglioso di questo.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 7,1-10.

In quel tempo, Gesù quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.
Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

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