Commento al Vangelo di Gesù Cristo secondo
Luca 3,10-18.
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella propria situazione personale

In questa Domenica di avvento la Chiesa ci invita a rallegrarci, perché sta per arrivare uno dei giorni più importanti per la nostra vita spirituale, cioè l'anniversario della nascita di Gesù Cristo.
La Chiesa cattolica celebra oggi la Domenica della gioia, ma non vorrei qui insistere su questo pur importantissimo tema, visto che il Santo Padre Francesco lo ha mirabilmente spiegato ai fedeli presenti all'Angelus di oggi in Piazza San Pietro a Roma e a quelli che lo seguono e ricevono la Sua benedizione per televisione.
Desidero invece riflettere, dal mio punto di vista di laico sulla domanda che la folla pone a Giovanni Battista: «Che cosa dobbiamo fare?».

La prima risposta del Battista riguarda la solidarietà umana - «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Invece ai pubblicani, cioè a quei Giudei incaricati di riscuotere le imposte per conto dello Stato Imperiale Romano il Battista raccomanda: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Tra la folla c'erano anche alcuni soldati probabilmente non Romani, ma forse ausiliari samaritani dell'esercito Imperiale oppure militari locali al servizio del Sinedrio, dato che a Gerusalemme si contavano meno di una sessantina di legionari della Coorte Italica che di solito si facevano vedere poco in giro.
A costoro che gli chiedevano «E noi che dobbiamo fare?». egli raccomandò «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».

Il Battista anticipa dunque quelle stesse cose
che poi Gesù ripeterà con la Sua Divina Autorità, cioè:

  • la cosa più importante è la carità verso il prossimo, la comprensione dei suoi bisogni. Ma attenzione! A parte i nostri doveri verso Dio, la prima carità ha una sua gerarchia: comincia con il prossimo più vicino: innanzitutto la famiglia, poi gli amici, poi i colleghi di lavoro, e infine coloro che Dio mette sul nostro cammino.
    Se uno fa tanta elemosina ma per far questo trascura la sua famiglia, magari maltratta la moglie o manda i figli con  vestiti rammendati e le scarpe consumate, penso che non faccia una cosa accettabile. Costui bisogna che sacrifichi il benessere di sé stesso le sue cose superflue, ma per quanto la sua posizione lo consente non il benessere dei suoi familiari.
    Tuttavia ci si rende tutti conto che talvolta con certe persone è molto difficile esercitare la carità. In questi casi ci si deve sforzare di vincere gli ostacoli che si oppongono e di cercare di aiutare. Inutile dilungarsi in particolari perché come ci si dovrebbe comportare è molto chiaro.
    Anche a me tante volte è capitato di non comportarmi correttamente nei rapporti umani, mancando di carità verso il prossimo. Può capitare. Ma allora correggersi e chiedere scusa quando si può. Gesù del resto quando chiediamo scusa e rimediamo al mal fatto ci perdona sempre.
  • secondo ma non ultimo è il rispetto dei doveri che abbiamo verso la comunità in cui viviamo. Come Gesù farà poi, il Battista non critica lo Stato imperiale Romano, non dice alla gente che le imposte sono illegittime o ingiuste, o che bisogna cercare di non pagarle.
    Chiede invece agli esattori di essere onesti, che è anche questo uno dei modi di esercitare la carità verso il prossimo.
  • Ai soldati, che fossero del Sinedrio o ausiliari Samaritani dell'esercito Imperiale, non dice di rifiutarsi di eseguire gli ordini, e all'occorrenza rifiutarsi di combattere i nemici in battaglia, ma raccomanda anche a loro di esercitàre la carità, cioè di compiere fedelmente il proprio dovere senza approfittare della propria posizione contro chi non può opporsi..

In poche parole, quelli che hanno una qualche posizione nella società che dà loro un certo potere sono particolarmente interessati all'esercizio della carità. Prendo ad esempio l'impiegato del Comune o di qualche ente o organizzazione che esegua più o meno bene i suoi compiti, ma si nasconda dietro la burocrazia per non aiutare attivamente chi ha bisogno del suo lavoro, oppure che tratti le persone con sufficienza e senza rispetto per l'altro.
Ognuno faccia gli esempi che vuole: qualunque professione o impiego si consideri, non mancano i casi nei quali il rispetto del prossimo e la carità - con la prudenza - si possono esercitare per santificare il proprio lavoro.

Seguire Gesù dunque non significa rinunciare a vivere nel mondo, ma anzi.starci pienamente dentro. Bisogna cercare umilmente di capire il cuore e lo spirito dei Suoi insegnamenti. E sforzarsi metterli in pratica con naturalezza senza ostentare né nascondersi, per invogliare altri a seguire il nostro esempio di vita e di fede..

Dato che non sono né un religioso né un eremita questo è il mio modo di ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio. Non ho velleità o ambizioni di fare chissà quali atti di eroismo o chissà quali cose straordinarie, ma cerco di santificarmi compiendo i miei doveri fedelmente nella vita di tutti i giorni, il che non è poco, almeno per me.
E accetto quello che Dio mi manda, Accetto eventualmente tutto: quindi anche eventuali ricchezze, o malattie, o povertà, o anche di avere o non avere responsabilità pesanti. E  spero soprattutto di non perdere mai la Fede che Egli mi ha donato.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,10-18.

Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».
Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?».
Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.