Commento al Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,17-30. .
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella propria situazione personale

Ho conosciuto persone che avendone la possibilità erano abituate a soddisfare ogni loro capriccio.
Ricordo che una volta, son passati tanti decenni da quel momento, pur essendo un bimbo rimasi addirittura scandalizzato.   Un amichetto a cui i genitori avevano dato una paghetta per me spropositata (direi che allora equivalesse più o meno a uno stipendio mensile di un operaio) mi portò con lui a spenderne parte in un negozio di giocattoli e parte a comperare dolcetti.
Passando vicino a una persona male in arnese che chiedeva l'elemosina, non lo considerò nemmeno.
A casa mia, anche se non eravamo affatto poveri, non avevo denaro in tasca e queste cose non erano ammissibili. Sarebbero state considerate molto male.

A me che non sono un religioso Gesù chiarisce cosa significa essere poveri in spirito, ovverossia quale sia l'atteggiamento che devo avere verso la ricchezza.
Questo vale anche oggi che veramente ricco non sono, ma benestante si, e varrebbe anche vedi caso mi capitasse in mano una qualche considerevole fortuna.

Al momento presente, pur non facendo mancare ai miei e a me nulla di quello che effettivamente serve, cerco di curare la sobrietà personale in ogni aspetto della vita.
I possibili modi sono tanti, per esempio dato che la mia auto ancora funziona e mi serve bene, non dovrei comprarne un'altra per seguire la moda, ma curarla in modo che duri ancora il più possibile.

Gesù ci dice anche che essere molto ricchi aumenta enormemente il rischio al quale siamo tutti esposti, cioè quello di procurare la morte spirituale della persona.
In altre parole la morte dell'anima
deriva dall'essere legato troppo alle cose del mondo, dal soddisfare tutti i capricci e magari anche i vizi, e dal fare spese inutili mentre c'è tanta gente che talvolta non ha neppure il necessario.

La ricchezza in sé non è un male, dipende da come viene impiegata, in modo tale che non renda schiavi incapaci di vedere che intorno a noi c'è chi ha bisogno di aiuto, e se il prossimo è in difficoltà ci permetta di fare qualcosa per aiutare.
Del resto chi aiuterebbe i poveri se non ci fosse chi può farlo perché ha ricchezze, e le possiede o le produce onestamente con il suo lavoro o con la sua intelligenza, e non le usa solamente per soddisfare i suoi bisogni?

 

ESEGESI:

Per capire il brano che leggiamo dobbiamo come di consueto metterci con l'immaginazione tra i discepoli di Gesù, cioè come se fossimo nel luogo e nel momento in cui Nostro Signore faceva questo discorso.
L'atteggiamento dei discepoli verso la ricchezza è infatti quello tipico del Vecchio Testamento e del luogo.
Cioè non considerando i significati simbolici che sono stati attribuiti a questo brano nei secoli successivi, la ricchezza è per i Giudei di allora una benedizione, un segno della benevolenza di Dio verso le persone che hanno Fede e agiscono secondo la Legge.

Chi è ammalato o povero secondo la visione dei Giudei di allora ha meritato questa sua condizione, sia perché è egli stesso un peccatore, o anche perché lo è stato qualcuno della sua famiglia prima di lui. Qui mi limito a dire che noi sappiamo invece che non è così, e il problema del male non si può liquidare in due righe.

Gesù con l'atteggiamento verso il giovane ricco mostra chiaramente affetto per tutti, ricchi o poveri che siano. Nel contempo, tra la costernazione dei discepoli, dice che è molto difficile che possa entrare nel Regno chi è ricco, ricco davvero, come quel giovane. Chiede poi a chi vuole liberamente seguirlo per essere 'perfetto', di non avere nulla che lo distolga e che possa minacciare la sua libertà.

Chiaramente qui Gesù si riferisce ai discepoli, e oggi ai religiosi e alle persone consacrate, che Egli nel Vangelo richiama spesso ad essere degni della loro missione.


Dato che non sono né un religioso né un eremita questo è il mio modo di ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio. Non ho la velleità o l'ambizione di fare chissà quali atti di eroismo o chissà quali cose straordinarie, ma cerco di santificarmi compiendo i miei doveri fedelmente nella vita di tutti i giorni, il che non è poco, almeno per me.
E accetto quello che Dio mi manda, Accetto eventualmente tutto: quindi anche eventuali ricchezze, o malattie, o povertà, o anche di avere o non avere responsabilità pesanti. E  spero soprattutto di non perdere mai la Fede che Egli mi ha donato.

 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,17-30.

In quel tempo mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio un tale gli corse incontro e gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò:«Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre
».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio
».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».

Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.».



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