Commento al Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,28b-34.
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella propria situazione personale

All'inizio di ogni giorno la prima cosa che un israelita di allora doveva ricordare era di dedicare il primo pensiero e la prima preghiera a Dio e questo doveva essere anche l'ultimo pensiero prima di dormire.
Ma come leggiamo dai libri di Padre Ricciotti - ad esempio la Storia di Israele - gli Ebrei di allora dovevano seguire non solo questo ma più di 600 precetti molti dei quali erano prescrizioni di carattere igienico e pratico. Nella prima lettura della Santa Messa di oggi estratta dal libro del Deuteronòmio (Dt 6,2-6) e anche dalla recita dal Salmo 17 (Ti amo, Signore, mia forza), come da  molto di quello che si legge nel Vecchio Testamento si può intuire come allora si pensasse a un Dio severo pronto all'ira contro i malvagi.

Quindi l'ottemperanza alle regole era largamente strumentale a ottenere il favore di Dio, cioè la prosperità materiale, la protezione dai propri nemici personali e da quelli esterni, e ad evitare le disgrazie. Al contrario la malattia e la povertà erano intesi come la punizione divina dei peccati propri e degli altri.  Nostro Signore Gesù Cristo sgombra il campo da tutto e ci insegna che il comandamento più grande è quello della carità. Compiacendosi della risposta dello scriba Egli dichiara che chi osserva il comandamento della carità non è lontano dal Regno dei cieli.

E noi? Noi che viviamo nel terzo millennio che stiamo pienamente nel mondo, nella posizione che occupiamo, di solito pensiamo che l'esercizio della carità verso il prossimo consista nel fare della propria casa un focolare accogliente, luminoso e allegro, nel curarsi dei bisogni della propria famiglia -  che è il prossimo più prossimo - e anche di aiutare materialmente e spiritualmente se possiamo, le persone in difficoltà che ci capita di incontrare sul nostro cammino. È assolutamente vero che queste sono cose indispensabili dalle quali non si può prescidere.
Poi però quando si parcheggia l'auto magari non si cura il modo come lo si fa, che talvolta impedirà di entrarci a chi deve usare l'automobile vicina alla nostra; oppure quando si è sull'autobus affollato comodamente seduti vedendo una donna incinta o molto anziana invece di cederle il posto si fa finta di nulla e si guarda da un'altra parte; o  anche quando si è in una fila da qualche parte si prende a spintoni qualcuno e si cerca di passargli avanti, e magari si arriva al litigio.
Anche senza parlare degli insulti sui social media, che sono le peggiori mancanze di carità e che specie se coperte dall'anonimato e nomi di fantasia sono vigliaccate, si potrebbero fare tantissimi altri esempi.

Per capire cosa sia la carità è sufficiente che ognuno di noi (e parlo soprattutto per me) pensi a quelle parole di San Paolo di Tarso

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.

Il rispetto del prossimo anche in certi particolari che appaiono minimi ma non lo sono, non solo è norma di buona educazione e di convivenza civile, ma è una forma di carità per niente trascurabile perché nel fare qualcosa si pensa per prima cosa all'effetto delle nostre azioni sul proprio prossimo. Cioè nel nostro piccolo lo si ama come Dio vuole. Facile a dirsi e molto meno a farsi, ma Gesù vuole che almeno ci proviamo.

Dato che non sono né un religioso né un eremita questo è il mio modo di ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio. Non ho velleità o ambizioni di fare chissà quali atti di eroismo o chissà quali cose straordinarie, ma cerco di santificarmi compiendo i miei doveri fedelmente nella vita di tutti i giorni, il che non è poco, almeno per me.
E accetto quello che Dio mi manda, Accetto eventualmente tutto: quindi anche eventuali ricchezze, o malattie, o povertà, o anche di avere o non avere responsabilità pesanti. E  spero soprattutto di non perdere mai la Fede che Egli mi ha donato.

 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,28b-34.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.