Commento al Vangelo di Gesù Cristo
secondo
Luca 6,39-45.

Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella propria situazione personale

Per commentare questo discorso di Gesù indirizzato ai discepoli preferisco riportare il commento di San Francesco di Sales (1567-1622) vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa, nella 'Introduzione alla vita devota'.
San Francesco interpreta il significato profondo dell'insegnamento di Gesù estendendolo alla vita quotidiana di ogni cristiano che voglia essere tale. Egli Scrive: «Lo stesso  comando [Gesù] rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione. La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta; bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.. Sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l'artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo?
Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso.
No, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto. L'ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.
. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili. È un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati... Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta»
.


.A questa riflessione del grande Santo, tanto più valida se si pensa al periodo in cui è stata pensata, aggiungo indegnamente una piccola nota:

Dice il Santo che ognuno di noi dovrebbe cercare di santificarsi nel posto che occupa in famiglia e nella società sforzandosi di compiere i propri doveri di tutti giorni il meglio che gli sia possibile.,.
Questo atteggiamento di vita non è sempre agevole, e lo dico per me che mi riconosco debole e facile all'errore. Ma tanto più chi occupa posti di maggiore responsabilità dovrebbe essere cosciente di questo e sforzarsi di prestare attenzione a quello che fa e a come si comporta.
In questi casi il peso di eventuali errori è tanto maggiore quanto più le decisioni che si prendono hanno effetto sulla vita pratica delle persone, perché errori di valutazione e analisi sbagliate o ideologicamente tarate generano conseguenze che determinano il peggioramento generale di tutta la comunità sociale.

Purtroppo in questo particolare momento storico vediamo aumentare il rischio di disastri che possono derivare dall'incapacità di valutare correttamente le cose, dall'ignoranza manifesta di molti di quelli che hanno in mano la vita delle comunità umane e .quindi dai loro errori
Mi arrischierei a dire che le colpe non sono solo le loro ma logica conseguenza di decenni di applicazione di ideologie dannose o male intese, e della pigrizia e presunzione personale. Unite a ignoranza, confusione di idee e relativismo morale, queste cose possano provocare disastri.

Secondo me, oltre al relativismo, il peggiore dei mali del giorno d'oggi è la mancanza di religiosità e l'ateismo pratico diffuso, per cui le azioni delle persone, sia per oggettiva incapacità che per mancanza di riferimenti assoluti, potrebbero facilmente prescindere da ogni ragionamento di carattere morale.

La perdita di ogni freno etico e morale è evidente dal malcostume attuale tanto diffuso - addirittura esaltato e usato per profitto - del pettegolezzo della maldicenza, della falsificazione ipocrita della realtà e dell'adattamento della verità a fini politici economici o di potere.  Per non parlare della corruzione generale dei costumi.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,39-45.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?
Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Traduzione liturgica della Bibbia

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