POVERI RICCHI ! |
Il PAUPERISMO, che oggi è di gran moda, appartiene sicuramente alla più ampia corrente dell'ascetismo cristiano, ma se ne differenzia in alcuni aspetti. L'ascetismo, per esempio, ha sempre posto l'accento sulla povertà individuale, del singolo cristiano (religioso o secolare che fosse), e su altre forme di penitenza e di austerità, mentre raramente poneva in discussione la possibilità che l'istituzione (il monastero, l'Ordine, la Chiesa stessa) potessero possedere ricchezze. Il pauperismo medievale, invece, non era tanto una ricerca della povertà personale quasi fosse una forma di penitenza o una via di perfezionamento, ma spesso sceglieva di rinunciare alle ricchezze per condividere la vita degli strati più umili della società e aderire - a loro dire - più fedelmente all'esempio di Gesù Cristo. Sappiamo tutti come è finito il pauperismo di Frà Dolcino. Inoltre a differenza dell'ascetismo il quale è una ricerca volontaria della povertà, il pauperismo ne è un'accettazione filosofica. Alcuni punti in comune con il pauperismo sono stati riconosciuti anche in encicliche papali come la Rerum Novarum e la Quadragesimo Anno, facenti parte della cosiddetta dottrina sociale della Chiesa cattolica: la predominanza accordata alla ricchezza spirituale rispetto a quella materiale e una certa volontà di comprendere le reali condizioni dei più poveri. Il pauperismo di oggi, nell'accezione di rinunciare alle ricchezze per condividere la vita degli strati più umili della società e aderire più fedelmente all'esempio di Gesù Cristo, è ancora presente nella predicazione di alcuni ordini religiosi e nella ideologia di alcune associazioni politiche o culturali come il Movimento dei lavoratori cattolici, ed è preso come base fondamentale di determinate teorie economiche quale il distributismo. Molte posizioni politiche di questo tipo sono frutto di un grave peccato capitale: l'invidia per chi è migliore di te e l'accidia (la voglia di far nulla e di essere mantenuti dagli altri che lavorano meglio e di più). E poi Gesù Cristo, che era Dio, non era sicuramente un 'povero' perchè aveva in suo potere l'Univero intero da Lui stesso creato e se ne serviva solamente al bisogno. Egli era in tal senso l'uomo perfetto! Per questo se uno vuole imitare Cristo deve praticare l'ascetismo personale. Signori, leggete il Vangelo, e per favore buttate nel cesso 'Il Capitale'! Gli effetti del pauperismo applicato secondo le concezioni di cui sopra sono disastrosi, perché se non c'è chi ha possibilità economiche o ´pveri chi li aiuta? Un esempio pratico del quale ho avuto direttamente esperienza da quando lavoravo negli anni 70 a Taranto come tecnico e poi come dirigente poi negli anni 80 e 90: la demonizzazione del profitto fece si che negli anni delle vacche grasse, gli utili aziendali fossero destinati a realizzare opere che non avevano nulla a che vedere con l'acciaio. Si costruirono a spese dell'azienda Cattedrali, interi quartieri di case popolari, e opere grandiose per la viabilità, come il ponte di Punta Penna. Inoltre il sindacalismo prese piede tanto da condizionare le attività e la gestione, e nessuno all'IRI fu più in grado di gestire tali situazioni 'politiche'. Successe come nella favola della cicala e della formica. Quando vennero i tempi bui per l'acciaio, negli anni 80, i vari settori dell'azienda, pur avendo raggiunto livelli record di efficienza, per mancanza di capitali non furono in grado di far fronte all'inverno della produzione e furono svenduti a industriali privati, nazionali ma anche esteri (tedeschi). Si bruciarono somme immense pagate nel tempo dai contribuenti a favore di pochi che cambiando i criteri fecero poi funzionare gli impianti e si arricchirono. La regola che recita: 'a ciascuno secondo i suoi bisogni e da ciascuno secondo le sue possibilità' non può funzionare nel momdo reale per due motivi:
La predominanza accordata alla ricchezza spirituale rispetto a quella materiale e la volontà di comprendere le reali condizioni dei più poveri, e la solidarietà sociale vanno benissimo, ma oltre un certo limite queste devono essere solo predisposizioni, magari diffuse e applicate, ma individuali. Guai a bloccare per legge la libertà economica oltre i limiti che scoraggiano le persone a lavorare per produrre ricchezza nel proprio interesse! Se non c'è ricchezza prodotta in più, la solidarietà finisce, non c´è più nulla da distribuire se non il minimo vitale, e questo non sempre. La società muore. Un altro aspetto è la giustizia: se uno effettivamente non è in grado di lavorare deve essere mantenuto decentemente, ma se uno non ne ha proprio la voglia? Non è giusto penalizzare troppo scoraggiando chi lavora e produce ricchezza. Dio ci ha creato per lavorare (GENESI II, 15) Dunque il lavoro non è una maledizione o una conseguenza del peccato originale – come anche qualche credente sarebbe indotto a pensare – ma è fatto per l’uomo e l’uomo è fatto per lavorare, come i pesci per nuotare e gli uccelli per volare. Va fatto dunque con amore, qualunque sia, al meglio delle proprie possibilità. APPENDICE: La carenza di virtù civili indispensabili ad ogni vivere organizzato e annoverabili tra quelle ‘cardinali', diviene oggi addirittura motivo di vanto. Le conseguenze? Perduta la Fede, rimane il vuoto di ideali, sostituito da surrogati, sfrenata ricerca del piacere, droga. Il rifiuto di certi doveri, mascherato da pretesti morali per lo più fasulli, se i prestestuosi sono vili o peggio violenti, in certi periodi è addirittura sfociato nel terrorismo. Oggi l'ateismo pratico, l'edonismo e la dissolutezza dei costumi trionfano. C'è un aumento esponenziale delle turpitudini conseguenti alla caduta di ogni limite nei diversi campi della vita e della scienza: omicidi, aborto, pedofilia, omosessualità, stravolgimento dell'etica nelle manipolazioni genetiche e nel concetto di famiglia. Tutto ciò non può che finire nel disastro totale. Arriveranno i 4 cavalieri dell'Apocalisse! INVERTIRE LA ROTTA SI POTREBBE. COMINCIANDO LA PROPAGANDA E LE AZIONI PER RISTABILIRE I FONDAMENTI DELLA NOSTRA CIVILTÀ, LE VIRTÙ CARDINALI OGGI SBEFFEGGIATE, COMINCIANDO DAI GIOVANI Servirebbe richiamarci alle nostre radici cristiane, e agire di conseguenza?
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