LA VIRTÙ DELLA PRUDENZA

La prudenza è una delle virtù che si chiamano cardinali, cioè fondamentali il concetto di ‘virtù’ cardinali è spiegato benissimo nel catechismo della Chiesa Cattolica al n° 1805: quattro virtù hanno funzione di « cardine ». Per questo sono dette « cardinali »; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. «Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza » (Sap 8,7). Sotto altri nomi, queste virtù sono lodate in molti passi della Scrittura.
Cos’è la VIRTÙ: anche se credo che tutti noi lo sappiamo, giova ripetere che la virtù in genere è un atteggiamento positivo verso sé stessi, verso il mondo e verso gli altri, nel quale la VOLONTÀ è fondamentale. Difatti la virtù richiede allenamento, cioè la pratica e la ripetizione nel compiere azioni buone. Faccio un esempio scontato ma sempre efficace: bisogna essere come l’atleta che si allena duramente per migliorare le sue prestazioni, ripetendo e ripetendo sempre le stesse cose. Ormai sono passati 50 anni, ma ricordo sempre di quando frequentavo la palestra di Judo del Maestro Pio Gaddi. Gli allievi, a coppie, ripetevano a turno gli stessi movimenti per ore e ore alla settimana. Sulle prime ci sembrava noioso, ma poi si capiva che studiare e imparare le tecniche per poi ripeterle moltissime volte durante l’allenamento era la chiave per poterle eseguire bene durante una gara. Battere l’avversario era importante, ma non così importante come applicare bene le tecniche che avevamo appreso.
Perché oggi noi siamo qui? Per perder tempo? Non credo. Siamo qui perché vogliamo essere formati ed allenati per poi metterci alla prova all’occasione, nella pratica quotidiana, per realizzare il bene. Parlando di allenamento, mi viene in mente la recita del Santo Rosario. Oltre a tutti gli altri benefíci che può procurare, recitare il Rosario è un allenamento che predispone ad acquistare tutte le virtù. Le virtù cardinali, tra le quali c’è la prudenza, son quelle che riguardano essenzialmente l'uomo. Sono i cardini dell’animo umano, già noti ai filosofi antichi (in particolare Aristotele e Platone), sui quali si basa una vita che si vuole dedicare al bene.
Cos’è la PRUDENZA: dal punto di vista di chi guida un’auto, la prudenza non è rinunciare a guidare. Prudenza si intende cioè controllare di tanto in tanto lo stato degli pneumatici, mettere le cinture di sicurezza, rispettare i segnali, adeguare la velocità alle condizioni etc etc. E si deve essere sempre vigili perché il rischio di incidenti c’è sempre, specialmente se uno si distrae. Estendiamolo, questo concetto, a ogni aspetto della nostra vita. l'uomo prudente non è tanto l'indeciso, il cauto, il titubante. La prudenza dispone invece la ragione a discernere, in ogni circostanza, qual è la cosa migliore da fare, qual è il nostro vero bene, e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo, appunto senza indecisioni.
L’uomo veramente prudente sa decidere con sano realismo, non si fa trascinare dai facili entusiasmi, non tentenna e non ha paura di osare e di andare contro ciò che ritiene sbagliato, per esempio non teme di opporsi apertamente a una cultura lontana dalla legge di Dio.
Ci aiuta ancora a capire meglio il catechismo della chiesa cattolica al punto 1806: la prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L'uomo « accorto controlla i suoi passi » (libro dei proverbi Prv 14,15). « Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera » (prima lettera di Pietro 1 Pt 4,7). La prudenza è la « retta norma dell'azione », scrive san Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta « auriga virtutum – cocchiere delle virtù »: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.
Un bell'esempio di prudenza è quello di San Giuseppe, il padre putativo di Gesù, che sempre ha usato tutte le virtù del buon padre di famiglia. Il Vangelo ci dice come si è comportato quando ha saputo che Maria era incinta. Era un uomo giusto e prudente, che non avrebbe voluto dare scandalo e mettere a rischio la reputazione e la vita di Maria e decise di ‘rimandarla in segreto’. Sappiamo tutti come è andata. Sappiamo come fu attento e vigile e che buon padre di famiglia è stato. Quando seppe che Erode cercava il bambino Gesù, non ci pensò due volte ad abbandonare tutto e fuggi in Egitto con loro.
Anche se nei Vangeli non si dice molto del periodo in cui Giuseppe era ancora in vita, immaginiamoci come doveva essere la vita della Sacra Famiglia, il focolare luminoso e allegro, il lavoro ben fatto, i loro rapporti di amore e di spirito di servizio…
Sul tema della prudenza si potrebbe parlare parecchio, vorrei fare qualche esempio di prudenza nei rapporti
a) con sé stesso anzitutto
b) con il prossimo,
c) con gli amici,
d) con la famiglia,
e) con Dio.

a) ANZITUTTO CON NOI STESSI:
la società in cui viviamo è ben lontana dall’essere perfetta, ma sicuramente si può immaginarne una peggiore. Proviamo a immaginare come si vivrebbe se chi ruba, o uccide, o sparge maldicenze, o rovina il patrimonio, o la famiglia o l’onorabilità degli altri, e vive senza orizzonti soprannaturali fosse considerato come un santo o un benefattore e un esempio da seguire.
Una voce al nostro interno ci dice di no, che non è giusto. La prudenza consiglia di cercare di seguire una stessa regola generale, uno stesso principio che dovrebbe governare una società umana degna di questo nome: la legge naturale, in modo da vivere senza far del male a sé e ad altri. Se si esamina bene sé stessi, le tante esperienze personali positive e negative, si scopre che questa è la verità, il riferimento assoluto che serve per non cadere nel relativismo oggi tanto di moda.
C’è poi maggior danno che uno può fare a sé stesso che mettersi nelle condizioni di disperare della propria salvezza eterna, e pensare che tutto finisca su questa terra? Si deve essere prudenti e cercare di far tutto il possibile per non esporsi a un simile rischio.
Esercitare la prudenza per sé stessi per un verso è non mettersi in situazioni o compiere azioni che possano recarci danno fisico o peggio spirituale, e dall’altro lato è operare attivamente, cioè metterci nelle condizioni di formarci spiritualmente e culturalmente, in modo esser sicuri 1)che abbiamo preso la giusta direzione e 2) di mantenerla.
Oltre ai mezzi di formazione che l’Opera ci mette a disposizione, la sicurezza è la lettura del nuovo catechismo della chiesa cattolica che risolve ogni dubbio e ci chiarisce perfettamente le idee.
Personalmente ho anche trovato un grande aiuto nella recita del Rosario. Oltre a tutti gli altri benefici che ci può procurare, la recita del Santo Rosario ci fornisce un allenamento che ci predispone alla virtù.

b) CON IL PROSSIMO: leggo qualche riga dalla lettera pastorale Evangeli Gaudium, di papa Francesco. Mi è parso di capire che inizi con rivolgersi ai consacrati, ma credo che questi consigli valgano anche nel caso dei laici che si propongono fermamente di seguire la parola del Signore, come credo noi che siamo qui.
Leggo dalla Esortazione Apostolica di papa Francesco Evangeli Gaudium: 171. Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore che si affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per un’autentica crescita, si può risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano, l’ansia di rispondere pienamente all’amore di Dio e l’anelito di sviluppare il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita.
E chi è il nostro prossimo? È quello più vicino a noi nella vita quotidiana specialmente a scuola, o facendo lavori in ufficio, o in un qualunque situazione, la prudenza consiste come dice Papa Francesco nell’ascoltare più che nel sentire, nel cercare di capire le ragioni dell’altro, nel non dare giudizi affrettati o temerari, specialmente nel comportarsi con chiunque senza sentirlo come avversario o nemico, anche se magari lui lo è verso di noi.
Certamente in questo caso esercitare prudenza e fortezza vanno insieme, perché spesso al lavoro e anche fuori c’è può accadere che ci sia qualcuno con il quale è difficile mettersi in rapporto, anzi con quel qualcuno abbiamo una naturale empatia negativa. In questi casi la prudenza ci dice che non è bene scontrarsi, e se uno proprio non ce la fa a vincere l’antipatia che l’altro prova per lui, deve assolutamente vincere la eventuale propria. Ma siccome dove noi proprio non arriviamo Dio ci arriva sicuramente, in questi casi una norma elementare di prudenza può essere raccomandare queste persone nella preghiera.

c) GLI AMICI Un tipo particolare di prossimo sono gli amici. Amicizia e confidenza: per essere veramente amici di qualcuno bisogna cercare veramente l’incontro spirituale, come ci dice il Vangelo: ‘ama il prossimo tuo come tè stesso’.
Non si tratta solo di applicare pratiche di socializzazione, di conoscere i segreti per socializzare facilmente e migliorare i rapporti con i propri amici, ma di vedere sé stessi nell’amico, nell’amare magari anche i loro difetti, magari per poterli correggere. Con le persone delle quali ci sentiamo amici, dobbiamo sforzarci ancora di più per esercitare la virtù della prudenza, perché gli amici vanno aiutati ancora più degli altri, e l’aiuto non riguarda sempre le cose materiali. Quando devo dire a un amico qualcosa che potrebbe urtarlo o dispiacergli, io prima prego per lui e per me, che io capisca meglio cosa posso dirgli o come posso dirglielo.
A proposito di amicizia, dato che penso che qui siamo tutti amici, vi faccio una confidenza: da tanti indizi e fatti in tutti questi anni ho scoperto che il mio primo vero amico è l’Angelo Custode. Quella preghiera che reciteremo alla fine dell’Angelus, la richiesta di aiuto all’Angelo Custode, non è una vuota formula, ma una realtà. Personalmente una tecnica che applico sempre, non solo con gli amici, ma anche con le persone con cui vengo a contatto è quella di chiedere l’aiuto agli angeli custodi. Il mio e quello dell’altro. Qui non ci siamo solo noi, ma anche loro sono qui con noi. È buona norma prudenza mantenere rapporti assidui e di confidenza con il nostro amico l'Angelo custode.
Prudenza e correzione fraterna Amici di Dio, nn. 160-161) Siate prudenti e agite sempre con semplicità, virtù così tipica dei buoni figli di Dio. Mostratevi naturali nel modo di parlare e di fare. Andate al fondo dei problemi; non rimanete in superficie. Guardate che bisogna mettere anticipatamente in conto il dispiacere altrui e il proprio, se vogliamo davvero compiere santamente e da galantuomini i nostri doveri di cristiani.

d) LA (NOSTRA) FAMIGLIA: oggi per l’istituto familiare il vento non è favorevole! La famiglia è la base della società, eppure oggi pare che la società sia impegnata a demolire sé stessa distruggendo la famiglia e il matrimonio, e facendo propaganda a comportamenti devianti e edonistici. Comunque sia, noi che una famiglia l’abbiamo vogliamo conservarcela sana e felice. Essa è il luogo dove dobbiamo impegnarci al massimo per realizzare il ‘focolare luminoso e allegro’ a esempio della Sacra Famiglia. Per farlo dobbiamo esercitare la prudenza anzitutto usando maggiore cura possibile nel mantenere i rapporti di amicizia e confidenza con la moglie, che ne è l’origine e il perno.
Ama il prossimo tuo come tè stesso’ vale soprattutto per la cura e l’attenzione che bisogna avere per la compagna della propria vita. È superfluo che vi dica in dettaglio cosa si deve fare per mantenere vivo l’amore dei primi tempi, e perché non muoia man mano che il tempo passa e ci cambia dentro e fuori. Se veramente ‘amiamo la moglie come noi stessi’ sappiamo bene quali sono i comportamenti nostri che le danno fastidio o la rattristano e cosa dobbiamo fare o non fare. Aiutiamola concretamente in quello che fa, interessiamoci al suo lavoro e parliamole del nostro, parliamo e comunichiamo con lei per farle sentire che è sempre importante per noi, anche come appoggio e come confidente per le cose di ogni giorno.
I figli proprio perché sono figli, oltre a appoggiare su di noi per avere affetto amore, devono vedere in entrambi i genitori una guida unanime, e ricevere la formazione del carattere e la preparazione ad affrontare la vita.
Quindi il rapporto che si deve avere con i figli è per forza diverso da tutti gli altri. Io ho avuto tre figli, dei quali il maggiore ha 44 anni, e sei nipotini, il maggiore dei quali ha dieci anni, e mi sono ben reso conto di quali errori ho commesso. Se potessi tornare indietro sapendo quello che so adesso, certamente potrei fare molto meglio, ma purtroppo l’esperienza non si può insegnare: ognuno deve fa la sua.
L’Opera fornisce appoggio anche alle famiglie, con le scuole di orientamento familiare, le altre scuole promosse da genitori cristiani, dove si può trovare un ambiente che non si oppone alla famiglia, ma è sinergico con la buona formazione che la stessa famiglia vuole dare ai propri figli.

e) La vita quotidiana offre a ognuno di noi una quantità di occasioni per tendere verso la santità.
Leggiamo da Solco 270. a volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente e viviamo l’intensa esperienza di essere popolo, l’esperienza di appartenere a un popolo.


Lino Bertuzzi 8-03-2014 presso Elis in Roma