Premessa.
SAKURA FUKAHORI È UNA RAGAZZA GIAPPONESE NATA IN UNA FAMIGLIA CATTOLICA CHE RACCONTA LA SUA STORIA , INTITOLANDOLA 'HANAMI CIOÈ 'LA VISTA DEI CILIEGI FIORITI' PER INDICARE LA SUA CONVERSIONE DALL'ATEISMO PRATICO ALLA FEDE VIVA.
La notte di primavera è finita
Nasce l’alba sui fiori di ciliegio.
Come un ciliegio durante l’inverno.
Il mio nome è Sakura, che significa ciliegia. Si tratta di un nome diffuso in Giappone. Per anni ho pensato che fosse solo uno tra i molti nomi che mi piacciono, come Aika, il che significa canzone d'amore, o Umiko, figlia del mare, o Amaya, notte di pioggia ... ma ho scoperto che, in un certo senso, il ciliegio è il simbolo della mia vita.
Per anni sono stata come un ciliegio durante l’inverno. Quando i turisti stranieri vengono in quel momento e vedono i ciliegi dei parchi e dei giardini, sono sorpresi, perché sembrano alberi tristi e volgari, e sgraziati. Come gli alberi di ciliegio in inverno, pur essendo nata in una famiglia felice e profondamente cristiana di Nagasaki, ho passato un periodo di esistenza triste e lontano dalla Grazia.
Mia nonna paterna era molto pia, come mia madre, che si fece battezzare prima di sposare mio padre - un giovane medico cattolico- e si sforzò di trasmettermi la fede.
Da piccola ho frequentato la catechesi della parrocchia, ed sono stata allieva di una delle scuole più prestigiose di Nagasaki.
Ma, ahimè, per essere cristiani non basta essere cresciuti in un ambiente favorevole: bisogna volerlo essere con la mente e il cuore. E io, invece, mi sono allontanata da Dio. Sono stata influenzata soprattutto dalla cattive letture. Passavo ore in una libreria vicina a casa mia, leggendo fumetti e Manga poco raccomandabili e una serie di libri che mi hanno dato una visione materialistica, relativistica e pessimistica della vita; tanto che a dodici anni ho smesso di pregare, perché la religione mi pareva una favola per bambini, e io non ero una bambina….. anche se, essendo la figlia maggiore non volevo turbare i miei genitori, e non gli ho detto nulla.
Ma proprio durante quella stagione, la mia vita ha preso un cambiamento radicale: hanno scoperto che mio padre aveva un cancro in stato avanzato e i suoi colleghi gli hanno dato poche speranze di guarigione. Mi sono ribellata con tutte le mie forze contro questo destino che oltre a distruggere la mia famiglia, ci avrebbe lasciato in un situazione economica piuttosto complicata, e pensato di andare a lavorare, qualcosa che volevo fare d'altra parte, per rendermi il più presto possibile indipendente dai genitori.
Ho lasciato la scuola per una sciocchezza da adolescente: una amica del club di nuoto si risentì con me perché non volevo andare in macchina con lei e i suoi genitori. Come risposta, le dissi che ero stanca di tutto e tutti, e non volevo saperne più nulla di lei o della scuola o del club, o di chiunque. E me ne andai. Mia madre ha sofferto molto per il mio atteggiamento, ma non mi ha detto nulla, perché era molto triste per la malattia di mio padre e oppressa dagli eventi.
Inoltre, non l’avevo lasciata "impicciarsi delle mie cose". Lasciate che ognuno faccia quello che vuole - pensavo - se in questo mondo nulla ha significato, l'unica cosa che rimane è godersi la vita.
Dato che non potevo restare a casa con le mani in mano, ho cercato di farmi ammettere a una scuola di cucina di cui mi avevano parlato; ma l'iscrizione era troppo costosa. Ho iniziato a cercare lavoro, cosa non facile con la mia età – solo sedici anni – e la mia mancanza di esperienza.
Alla fine ho trovato un lavoro in una società che si occupava di preparare cibo tradizionale per i pazienti ricoverati in ospedale. Questo mi dette un po’ di tranquillità, perché non potevo sopportare di stare a casa, a guardare mio padre che veniva consumato lentamente dalla malattia.
In realtà non sopportavo nulla e nessuno; soprattutto me stessa. Poco tempo dopo la società è fallita e ci licenziarono tutti. Mi trovai disorientata e senza sapere cosa fare.
Mio padre, nel frattempo, ha continuato a peggiorare, e mia madre, sconvolta, non cessava di pregare per me e mio padre. E io invece di sostenerla in quei tempi così duri, ero per lei una fonte di preoccupazione in più.
|
Continuai a cercare lavoro. Un giorno mi parlarono di Mikawa, una scuola di cucina gestita da donne dell'Opus Dei, dove avrei potuto pagarmi gli studi lavorando. Ci andai, e appena arrivata entrai in grande confidenza con Hisako, una di loro. C'era qualcosa in lei che ha profondamente catturato la mia attenzione: e l’ho ascoltata. Era quello che mi serviva, al momento: trovare qualcuno che mi ascoltasse.
Parlavo moltissimo anche con le mie amiche , ma erano conversazioni superficiali. Avere rapporti sessuali prima del matrimonio, divorziare, abortire ... tutto ciò mi sembrava bene; o per meglio dire, tutto sembrava indifferente. E anche se ero circondata da molte persone, mi sentivo terribilmente sola.
Hisako ascoltava senza ribattere, e mi lasciava parlare. A volte, alla fine della conversazione mi dava qualche consiglio. Ma quello che mi ha aiutato di più è stato il suo atteggiamento di comprensione, la sua serenità, il suo sorriso e, soprattutto, il tempo che mi dedicava. Con lo sguardo trasmetteva speranza. Mi ascoltava senza giudicarmi, e - non so come esprimerlo - percepivo la sua fiducia in me senza necessità di parole. Una fiducia della quale avevo fortemente bisogno, perché anche se dal di fuori sembravo una giovane determinata e spesso insolente, dentro mi sentivo debole e insicura.
A misura che raccontavo a Hisako i miei errori, la mia confusione e i miei dolori, mi sentivo più libera. Ma libera da cosa? In realtà, da dodici anni in poi, non avevo fatto caso a nessuno e avevo vissuto come avevo voluto. Ho intuito che mi stavo liberando da me stessa, dalle mie paure e dai miei rimorsi; e mi resi conto che la falsa libertà in cui avevo deciso di vivere fin dall'adolescenza aveva finito per incatenarmi l’anima e stava per soffocarmi dentro.
Ero confusa. Paragonavo la vita di Hisako e altre donne dell'Opus Dei con la mia e non capivo. "Abbi fede, spera in Dio," mi diceva Hisako.
In Dio? Come ci si poteva aspettare qualcosa? - Mi chiedevo. Per me Dio era una parola senza contenuto. "Prova ancora una volta," mi ha consigliato Hisako. Per che cosa? - pensavo. Che senso ha sforzarsi di raggiungere un obiettivo, se in qualsiasi momento possono dirti come a mio padre: "Preparati a morire, perché hai solo tre mesi da vivere?”
|
Stavo lentamente rendendomi conto che molte delle cose che avevo fatto in passato non erano buone, anche se mi giustificavo dicendo che " lo fanno tutti l”'.
Hisako, invece di rimproverarmi, mi incoraggiava a cambiare; mi aiutava ad aprirmi agli altri, a sbarazzarmi dell’autocompassione e accettarmi così come ero, con le mie qualità e le mie virtù, con i miei difetti e le mie limitazioni.
E mano a mano che aprivo con sincerità la mia anima, per liberarmi dell’autocompassione - com’e importante la sincerità! – ne guadagnavo in pace interiore.
Di tanto o in tanto, Hisako, delicatamente, mi parlava di Dio. Dio? Dio? Cosa ha a vedere Dio con tutto questo?
Una volta mi suggerì:
- e se ti confessassi?
- Confessarmi…? Ma se non ho fede ! – protestai.
- tu hai fede, Sakura - mi rispose - quello che succede è che la tua fede sta là sotto, nascosta, mezzo sepolta dalla vita che hai condotto ... Ma se ti decidessi a rimuovere ciò che ti ostacola la ritroveresti...
Non lo capivo. Che cosa mi sarei confessata , se non credevo nel peccato, o che nulla fosse stato buono o cattivo?
Ma un giorno, senza decidere nulla, le go dato retta e mi sono confessata. Poi sono andata in camera mia, e non so come descrivere quello che è successo nella mia anima in quei momenti. Ho visto i miei libri, le mie riviste, i miei fumetti, ii miei Manga ... quello che mi aveva trascinato in questa situazione . Ho buttato tutto nell’immondizia e mi sono sentita libera.
Non mi è stato affatto facile ricominciare daccapo. Hisako mi sollecitava,” non scoraggiarti chiedi alla Vergine. Lei ti aiuterà ". E mi ha spiegato che con la grazia della confessione lo Spirito Santo avrebbe purificato la mia anima, concedendomi i doni dei quali avevo bisogno.
"Recupererai la gioia di stare unita al Signore, lo stai già vedendo; fidati, confessati con di frequente e Lui ti cambierà dal di dentro. "
Grazie a Dio, non ho disperato. È la tentazione che si avvicina a te in quei momenti, perché ti senti debole e impotente; e cadi; e devi ricominciare ancora e ancora; e non capisci cosa ti sta accadendo.
E così, settimana dopo settimana, tra avanzamenti e battute d'arresto, quasi senza rendermene conto, ho superato il tratto più difficile del passaggio attraverso il tunnel, e cominciato a vedere, da lontano, lo splendore della porta di uscita .
Sbagliare in tali situazioni, è chiudersi in se stessi, come facevano alcune delle mie amiche. Pensi che nessuno può aiutare, e cerchi di risolvere i problemi con le tue sole forze, mentre affondi nelle tue miserie. Sei come un naufrago che non osa gridare "aiuto" per la vergogna.
“Continua a confessarti e a comunicarti, prega, ricorri allo Spirito Santo”- mi consigliava Hisako- “ Egli ti illuminerà, vedrai, ti darà la forza”...
Ascoltavo diffidente e scettica. Lo Spirito Santo! Tutto questo- l’Orazione, i Sacramenti – continuava a sembrarmi qualcosa di tanto lontano, così etereo ...
Ma, anche se non capivo niente - illuminato nulla, ho avuto la sensazione che Dio mi parlasse in qualche modo per mezzo di Hisako e ho deciso di fidarmi di Lui.
A quel tempo mio padre era già nella fase finale della sua malattia. La mia fede continuava ancora a vacillare ed mi era molto difficile accettare che senza cadere nella tristezza o nella ribellione.Ora capisco che le preghiere di mia madre mi hanno sostenuto, senza che me ne accorgessi. Hisako mi consigliò di partecipare a un ritiro
“Potresti raccontare al Signore quello che ti succede”– mi disse - ” e chiedergli forza”..
Ci sono andata, principalmente per la mia amicizia con lei perché dubitavo che l’orazione mi avrebbe fatto uscire da quello stato di disperazione. Però dopo tutto - ho pensato - non mi avrebbe fatto male trascorrere qualche giorno in tranquillità ... |
– “Non so pregare ”- Le dissi.
-“Non preoccuparti: vai vicino al Tabernacolo, e di al Signore: Dio mio , non so pregare, insegnamelo. Vedrai che ti aiuterà”
E poi ... poi è stato come durante i giorni di mankai quando i ciliegi fioriscono. Da un giorno all'altro i giardini giapponesi si ricoprono di innumerevoli fiori rosa che annunciano la primavera che si avvicina, e tutti vengono a guardarli.
È l'hanami; vedere i ciliegi fioriti, una delle nostre tradizioni più antiche. Famiglie, amici e conoscenti si riuniscono all’ombra dei ciliegi in fiore, celebrando l’avvenimento dei parchi che sono stati coperti di queste immense nuvole colorate, che sono il simbolo di una vita più semplice e pura.
Ed è il momento in cui molti innamorati si dichiarano il loro amore. Come è successo a ME. Durante quei giorni di ritiro ho scoperto che Dio mi stava chiamando e che la mia vita aveva un solo scopo: compiere la sua volontà. È stata come una dichiarazione d’amore da parte di Dio Al ritorno dal ritiro , ho dichiarato che desideravo entrare nell’Opus Dei, sorprendendo tutti. Io non mi sono meravigliata. La più sorpresa ero proprio io!
Mio padre è andato in cielo l'ultimo giorno del mese di ottobre, dopo molti mesi di sofferenza e io l’ho accettato con pace.
Da allora è passato molto tempo e si sono avute tante fioriture di ciliegi; continuo a ringraziare Dio per il meraviglioso hanami, quel miracolo della primavera che il Signore ha voluto fare nella mia vita.
TRADUZIONE di Lino Bertuzzi da scansione del volume
Brano dal libro: ISBN: 978-84-321-4254-3
Deposito legai: M-3185-2013
Impreso en Grafìcas Rogar, S.A., Navalcarnero (Madrid)
© 2013 FUNDACION STUDIUM
© 2013 EDICIONES RIALP, S.A.
Alcala, 290, 28027 Madrid (www.rialp.com)
Se avete bisogno di fotocopia o scansione di qualsiasi parte di questo lavoro IN LINGUA SPAGNOLA (internazionale) richiedete autorizzazione scritta dei titolari di diritti d'autore. rivolgetevi al CEDRO (Espaiiol Reprographic Rights Center, www.cedro.org)
|