Le azioni umane, cioè quelle fatte sapendo bene ciò che vuol fare e volendolo deliberatamente fare, non sono mai indifferenti. O sono buone o sono cattive. E qui nasce il problema, dato che al giorno d’oggi non è sempre facile sapere se una azione è buona o cattiva. C’è infatti la filosofìa imperante del relativismo che non riconosce l’esistenza di un riferimento assoluto per distinguere la bontà e la cattiveria di una azione. La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto a un indifferenziato pluralismo, fondato sull’assunto che tutte le posizioni si equivalgono. Questo è uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo. Ognuno di noi agisce per quello che lui crede sia il suo bene. Lo crede, e talvolta ne è anche sicuro. Ma senza riferimenti assoluti come si fa ad esserlo? Nella tecnologìa è importantissima l’unificazione delle norme e delle misure. Un esempio scemo: senza standard tecnologici comuni, non saremmo sicuri se le prese di corrente dei nostri elettrodomentici sono adatte a quelle di casa, o se le macchine stesse funzionano. Perché allora nell’etica e nella cultura è così diffusa la mancanza di ‘standard’ di riferimento come così diffusi ed accetti sono la confusione delle coscienze e i malfunzionamenti provocati dal relativismo?
Già mentre scrivo la parola ‘virtù’ mi pare di sentire le risate di certe persone. Più che discettare sul significato della parola, e nell’approfondimento dei significati - se qualcuno volesse documentarsi meglio riporto qui sotto l’indice tratto da wilkipedia - vorrei fare poi una riflessione soggettiva.
Se un atleta si allena lo fa per conseguire un certo risultato, ripete e ripete sempre le stesse azioni per individuare dove migliorare, e modificare il suo comportamento di conseguenza, oppure per irrobustirsi sempre di più.
Questo è un tipico comportamento virtuoso: a un certo punto però ti pare che l’allenamento sia superfluo, oppure rallenti per stanchezza. Ma guai a smettere di colpo! Ogni atleta lo sa, anch’io ex lottatore di judo agonistico degli anni cinquanta sessanta e settanta. La virtù dunque deve essere conquistata, richiede sacrificio. Senza impegno e volontà non esiste virtù, e migliorare costa fatica. Pur non escludendo i campi dell’ordinario e i comune dalla pratica delle virtù, come esempio più significativo porto i cantanti lirici, i musicisti, i danzatori classici, gli sportivi, gli studiosi, e in genere tutti quelli per cui la volontà e l’esercizio della mente, del corpo o di entrambi sono aspetti indispensabili al successo.
Il contrario della virtù si chiama ‘vizio’. Anche qui il soggetto ripete certe azioni, per esempio il bere o il drogarsi, ma con ben diverso risultato: uno si condanna alla schiavitù fino a non essere più libero, incapace di rinunciare alle brutte abitudini, e così facendo spesso condanna alla sofferenza o alla morte non solo sé stesso ma anche altri che stanno in relazione con lui. Il vizio si fa riconoscere dunque dalla facilità. Come dire: “la strada che porta all’inferno è larga e abbellita da rose”. Non sempre però i giudizi possono essere così netti, perché spesso le cose sono sfumate e mescolate, e diluite nel tempo, tuttavìa peggiorare e lasciarsi andare è molto più facile che migliorare.
Senza un riferimento assoluto non credo che non si possa distinguere se un pensiero o una azione che facciamo sono virtuosi. (Le virtù cardinali sono FORTEZZA – GIUSTIZIA – TEMPERANZA – PRUDENZA). Per praticare le virtù non servono grandi cose ne grandi situazioni. Tutti vorremmo essere capaci di grandi cose, ma invece ci troviamo ad affrontare la nostra vita quotidiana, normale, che è banale ad un occhio non virtuoso. Nulla però può superare le virtù eroiche della madre che, magari dopo una giornata di lavoro, deve pensare ai figli e ai familiari, giorno dopo giorno anno dopo anno.....o del buon padre di famiglia, e così via dicendo. Queste persone amano molto e così, per amore degli altri, si mantengono virtuose.
Il riferimento assoluto, mio e di motissimi altri, nella pratica delle virtù umane sono le tavole della Legge (i 10 comandamenti). Qui sotto la versione cattolica/luterana
Ascolta Israele! Io sono il Signore Dio tuo:
- Non avrai altro Dio fuori di me.
- Non nominare il nome di Dio invano.
- Ricordati di santificare le feste.
- Onora il padre e la madre.
- Non uccidere.
- Non commettere adulterio. (in senso lato: atti impuri)
- Non rubare.
- Non dire falsa testimonianza.
- Non desiderare la donna d'altri.
- Non desiderare la roba d'altri.
Non sempre si riesce, perché ci si fa degli idoli – le auto , il denaro, le celebrità, addirittura il proprio lavoro, le vacanze e via dicendo – che ci assorbono tanto da farci dimenticare chi siamo. Talvolta si trascurano anche i propri doveri verso la famiglia e il prossimo, e non voglio dire di più.
Ma se non si abbandona il pensiero debole, il dare importanza alle cose inutili, e si lascia da parte il relativismo, la nostra società di certo non potrà migliorare. Completare l’orientamento della legge naturale con i precetti del Vangelo è anche molto importante per capire cos’è l’amore, anche se nessuno di noi è perfetto.
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